Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
50 STORIA DEI COMUiNI ITALIANI.
nava ad allegare i suoi diritti. Invece passando egli presso Viterbo, fece schierare lo esercito di faccia alle mura per intimorire la corte papale; ed è fama che Clemente a quella vista in suono di scherno chiamasse lui e i suoi povere vittime che correvano al macello.
In Roma Corradino ebbe le onorevoli accoglienze che solevano farsi ai soli imperatori. Il papa — come dissi—non vi esercitava nessuna autorità temporale, non rischiavasi ne anche di starvi a dimora; il senatore v' imperava quasi da principe, e con-principesco costume aveva rapili i tesori delle chiese per assoldare gente. Corradino, poste anch'egli.le mani in que' tesori, e raccolti i Ghibellini che da ogni parte d'Italia a lui accorrevano, si mosse alla volta del regno mentre l'armata navale de' Pisani veleggiava verso la Sicilia, e presso Milazzo distruggeva le navi di Carlo.
XXV. Corradino era giunto alla pianura di Tagliacozzo, allorquando Carlo, che trovavasi allo assedio di Lucerà, levò il campo e corse velocemente ad affrontare il nemico in su'con-flni del regno. Il suo esercito di circa tre mila cavalli non potava sostenere l'urto delle schiere di Corradino che erano maggiori di numero, e composte di elette genti ed agguerrite e feroci. Di fatti al primo scontro gran parte delle milizie angioine fu sgominata e rotta. Ma gli accorgimenti militari e il gran senno di Alardo di Valéry — vecchio guerriero pur allora da Terra Santa arrivato in Puglia — trasmutarono in vittoria la sconfitta. Imperocché i Tedeschi, seguendo il loro rapace talento, come ebbero veduti gl'inimici in piena rotta, si posero a saccheggiare ilcampo nemico. Appena il vecchio Alardo s' accorse che le schiere Sveve erano in disordine, disse a Carlo, il quale con ottocento guerrieri sfavasi in agguato, di piombare impetuosamente sopra gl'inimici. I quali all'inopinato assalto, sbalordiscono, si confondono, e parte lasciansi macellare, parte si danno alla fuga. Non ultimo a mettersi in salvo, a ciò fare consigliato dai capi dello esercito, fu Corradino. Lo accompagnavano nella dolorosa via della fuga Arrigo d'Austria, Galvano Lancia ed altri pochi. Per le paludi Pontine giunsero ad Astura; e s'erano già imbarcati per ridursi in Sicilia, allorché Giovanni Frangipane signore del luogo gli rag-
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