Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      55 STORIA DEI COMUiNI ITALIANI.
      ricuperare il regno, eh'era sacra eredità tramandatagli dai suoi padri; e finì gettando il guanto fra la commossa onda del popolo. Gli stessi guerrieri francesi furono visti lacrimare mentre il carnefice recideva il capo leggiadro di Corradino; dopo di lui fu decapitato Federigo con nove altri commilitoni.
      La sentenza della corte papale, che aveva dannato all' ultimo esterminio la famiglia di Svevia, era compiuta. Il regio sicario che non poteva per lo scellerato assassinio non temere la collera del cielo, dette agli astanti l'osceno spettacolo d'una strana superstizione da lui recata in Italia. Sui fumanti cadaveri egli e i precipui de' baroni e complici suoi mangiarono una zuppa perchè di queir innocente sangue versato mai non si facesse vendetta.1 Ma se la storia severa s'induce a dubitare che il guanto raccolto da un Enrico Dapifero e recato a Piètro d'Aragona, significasse il morente giovinetto avere voluto con quell' atto trasferire i suoi diritti al marito della figliuola di Manfredi, quel guanto veniva raccolto dal popolo, non di qua ma di là dello stretto, il quale si apparecchiava a fare la più tremenda vendetta che uomini al mondo facessero mai de' proprii oppressori.
      XXVIII. Carlo, sterminatore della schiatta sveva, e libero d'ogni impaccio di rivale, con un pontefice obbediente ad ogni suo cenno, accolse nel superbo animo vasti pensieri di conquiste. La Puglia e la Sicilia, comecché formassero un reame florido e potente fra tutti i principati d'Europa, gli parevano oggimai misera cosa; egli ambiva a porsi sul capo la corona d'Italia tutta; voleva inoltre conquistare lo scettro imperiale d'Oriente, che da tanti anni passava e ripassava tra le mani de' Greci e dei Latini, ed era dalla codardia e da' tradimenti loro disonorato. Si pose dunque con ogni studio a procacciare moneta, angariando i popoli con inaudite e insopportabili gravezze, come colui che, ardendo di saziare la immensa cupidigia d'impero, voleva far prò del tempo perchè la fortuna
      1 Ve,li i commontatori, e lo antichissimo di tutti, detto I' Anonimo familiare di Dante , al verso :
      «t Che vendetta di Dio non leme suppe. •
      nel qual luogo il poeta manifestamente allude agli Angioini di Napoli ; vedi ¦nche Paolo Emiliani-Giudici , Storia della Letteratura, ec.


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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