Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SESTO.
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      tironsi: il capitano del popolo minacciò d'affamare i cardinali , e già avevav cominciato a mandare ad esecuzione la minaccia, quando i loro voti convennero in un uomo a tutti sconosciuto, e semplice arcidiacono di Liegi, di nome Tebaldo Visconti Piacentino, che da lunghi anni trovavasi in Levante, e che come volle la sorte, per la indole e le passioni sue era il pontefice che Carlo potesse meno desiderare. Nel primo dì di gennaio 1-272 Gregorio X —che cotal nome assunse — approdò a Brindisi, ed arrivato a Benevento fu accolto con grandi onorificenze da Carlo. Il quale fino d'allora s'accorse che nei cuore del pon-tefióe — straniero per la sua lunga assenza dalla Italia alle insane passioni che la dilaceravano—altro non era che lo arden-tissimo desiderio di liberare TerraSanta.Gregorio per giungere a questo supremo suo fine fece pensiero innanzi tutto di pacificare i popoli. E a cosiffatta benefica opera incontanente si pose, e dopo d'avere per 1' anno 1274 convocato un generale Concilio in Lione, da Viterbo nella state del 1273 si condusse a Firenze. Quivi i Guelfi, che avevano in mano lo Stato, s'erano resi insolentissimi per le recenti vittorie riportale in tutta Toscana. Avevano vinti i Senesi e costretti a richiamare i fuorusciti Guelfi, e scacciare i Ghibellini fino allora dominanti e riformare il reggimento del comune; forzato Montalcino a riconoscere la signoria di Carlo; distrutto dalle fondamenta il forte castello di Poggibonsi. Solo Pisa ricusò di riconoscere il re di Sicilia per vicario imperiale eletto dalla Corte romana, la quale a ciò fare non aveva potestà nessuna. I Ghibellini di Firenze, domi, spogliati, e perseguiti a morte da' loro nemici, implorarono mercè al pontefice. Il quale il dì 2 di luglio, accompagnato da Carlo, da Baldovino, imperatore fuggiasco di Costantinopoli, e da numeroso corteo di signori e prelati, fatto in sul greto d'Arno congregare il popolo a piè del ponte a Rubaconte, promulgò la pace, pena la scomunica a chi primo la rompesse; volle ostaggi da ambe le parti, e fece che i loro sindachi si dessero il bacio fraterno.1 Grandemente spiaceva tale pace a Carlo; e per rendere vano ogni sforzo del savio e vigoroso vicario di Cristo, fece con astuzia susurrare all'orecchio de' sindachi ghibellini come il maresciallo del re,
      1 Villani, lib. VII, cap. -S2.


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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