Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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STORIA 1)EI COMUNI ITALIANI.
a richiesta de'Guelfi, avesse dato ordine perchè la notte seguente fossero trucidati. Coloro, conoscendo la sanguinaria natura dello Angioino,prestarono fede alla cosa,e fattala nota al pontefice, precipitosamente allontanaronsi dalla terra.Grego-rio, forte sdegnato con Carlo, scagliò lo interdetto contro i Fiorentini—perocché è fatale che i popoli portino sempre la pena delle iniquità dei principi — e andò in Mugello nelle terre del Cardinale degli Ubaldini.
XXX. Verso l'autunno seguitò il suo viaggio super la Italia: dovunque pacificando i popoli ed esortandoli alla guerra santa. A Milano fu accolto con grandi onori da'Torriani che v' imperavano da principi. Ma l'aura popolare cominciava a non più favoreggiarli come ne' tempi andati. La loro opulenza era tanta che a proprie spese potevano mantenere gran numero d'armati. I Comuni che li avevano acclamati loro signori, andavano scuotendo il giogo; gli odii, per fatti personali d'alcuni membri della famiglia, accrescevansi negli animi di que' potenti che nelle varie città ambivano rivaleggiare con loro. Nondimeno il papa rimase così soddisfatto di Napoleone della Torre, che promosse uno di loro, cioè Raimondo vescovo di Como, al patriarcato d'Aquileia. Per Ottone Visconti, che, eletto dalla Corte di Roma, era pur sempre da quella riconosciuto arcivescovo di Milano, non era per anco giunto il tempo lieto; e fu dal papa, col quale si accompagnava, consigliato a rimanersi in Piacenza. Intanto^ Milano, sciolta dallo interdetto , era ridivenuta obbediente alla Chiesa ; e ciò singolarmente bramava il pontefice.
Più ardua impresa era il pacificare Genova. I Genovesi dal dì che Carlo aveva inumanamente loro rapito le reliquie delle navi e de'beni dopo il naufragio di Trapani, non ebbero più pace con lui. Questi cercava pretesti per molestarli e farsi signore del Comune, sperando ne' Guelfi della stessa Genova,nel partito di tutta Lombardia, e nelle città dell'alta Italia sopra le quali dominava. Dopo il raccontato tradimento i Guelfi genovesi con a capo i Grimaldi e i Fieschi erano stati cacciati, e il popolo aveva riformato il governo. Gli esuli ricorsero a Carlo d'Angiò, il quale ohbligavasi a rimetterli in patria a patto che glie ne dessero la signoria; e istigato da
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