Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SESTO.
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      Bologna erano i Geremei. I Lambertazzi capitanavano i Ghibellini. La loro avversione politica fu resa irreconciliabile da un lacrimevole caso. Bonifacio Geremei ed Imelda Lambertazzi si amavano. La mortale nimistà delle loro famiglie sembrava avere siffattamente accresciuto l'amore ne' loro cuori, che la giovinetta consentì ad accogliere in casa propria lo amante. I fratelli, che stavano in aguato, irruppero nella secreta stanza d'Imelda e trafissero Bonifacio. La misera donzella, ch'era fuggita dall'ira dei fratelli, ritornata, si gettò sul moribondo corpo dello amato giovane a suggerne il sangue dalla ferita ; ma perchè il ferro era avvelenato, ella non salvò Bonifacio ed uccise se stessa.
      Allora lo smisurato rancore delle due famiglie parve infondersi ne' due partiti e renderli fratricidi. I Guelfi avevano in mano il reggimento dello stato; ma i Ghibellini nello irresistibile esplicarsi della democrazia non si erano lasciati per anche pienamente sottoporre, e rimanevano tuttavia potenti. Entrambi di continuo osteggiavansi ; il governo procedeva a sbalzi ; non v' era impresa creduta utile allo Stato la quale potesse mandarsi ad effetto; se gli uni proponevano un partito, gli altri con tutte le forze loro si opponevano : entrambi cercavano alleati ne' Comuni vicini. Alla perfine i Lambertazzi colsero il destro, ed assaltarono lo esercito bolognese mentre era ragunato a rassegnarsi per una espedizione. La città fu tutta in armi ; le due parti per quaranta e più giorni allagarono di sangue le pubbliche vie, finché i Geremei, espugnati i luoghi muniti de'Lambertazzi, gli costrinsero a fuggire. Dodici o quìndici mila cittadini esularono ; le loro case furono distrutte, gli averi confiscati. Gli esuli, riparando nelle varie città amiche in Bomagna, si posero sotto il comando e la protezione del conte Guido di Montefeltro, che era il più grande guerriero di que'tempi, e col valore militare non che con gli accorgimenti e le secrete vie, più volte sconfìsse e fece più volte tremare la vincitrice parte, la quale, sostenuta da Carlo d'Angiò e dalla Chiesa e non osteggiala dallo imperatore, insolentiva per tutte le terre d'Italia. A Bologna, minacciata da Guido, fu forza chiedere il soccorso dello Angioino, il quale vi mandò un governatore straniero e uno straniero presidio.
      Storia dei romun! itaìhni —2, fi


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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