Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      XXXII. Medesimamente Pisa, che, per qual si fosse mutamento di fortuna, non s'era mai voluta piegare a parte guelfa, fu costretta a cedere allo universale impulso de' tempi, e quindi a concordare con Carlo d'Angiò. Fino da'primi anni del secolo decimoterzo, le due avverse fazioni avevano perturbato il Comune. I signori che possedevano feudi in Sardegna, e col titolo di giudici tiraneggiavano le Provincie in che era partita; e in ispecie i Visconti signori del giudicato di Gallura _ famiglia pisana affatto diversa da quella di Lombardia— comecché in origine fossero ghibellini, eransi dichiarati guelfi, massimamente dopo che Federico II fece dell'isola un regno per Enzo suo figlio. Prevalente con re Carlo parte guelfa in tutta Italia, Giovanni Visconti era ritornato in Pisa, e pretendeva riformare il reggimento del comune a modo guelfo. Capi de'Ghibellini, vale a dire della maggior .parte della cittadinanza, erano i Conti della Gherardesca. Ugolino, meno per ispirito di pace che per proprio utile, aveva innanzi tentato di conciliarsi i Guelfi, dando una sua sorella a Giovanni Visconti. Pensava che il cognato, intento a signoreggiare in Gallura e difenderla dalle straniere aggressioni e principalmente da'Genovesi, non gli si sarebbe opposto a rivale nella signoria del patrio Comune, alla quale Ugolino agognava. Intanto i soprusi e le prepotenze commesse quotidianamente da' soldati che dall'isola aveva seco condotti Giovanni Visconti, benché non fosse loro concesso di abitare dentro le mura, avevano talmente concitato il popolo, che si pose a tumultuare, e bandì Giovanni e fece prigione Ugolino.
      Visconti, andato a Firenze, implorò il soccorso di Carlo. Fecesi in San Miniato una nuova lega guelfa, alla quale si ascrissero co' Visconti altri signori pisani, che per securtà diedero ostaggi ai collegati. Il Vicario del re ordinò un grosso esercito. Invano da Lione papa Gregorio fece comandamento di non accendere quella guerra fraterna. Le ostilità incominciarono. Il castello di Montopoli fu espugnato. Le milizie del Comune, accorse in Maremma a ricuperare le castella ribellatesi ad incitamento del conte Ugolino, che nel luglio del 1275 era stato anch'esso bandito, furono sconfitte. Montecchio, Bientina, Asciano furono distrutti. I Pisani vollero tentare le


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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