Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
11*2 STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
tutta Lombardia ; le città che avevano giurata fede a Carlo d'Angiò, e in ispecie quelle di Piemonte, gli si ribellavano e cacciavano gli ufficiali da lui nominati, fidi ministri della sua cupidigia. Era anche per lui venuta la stagione delle traversie. Da ogni parte sorgevano nuvoloni pregni di tempesta e gli si venivano accumulando sul capo, ed intenebravano tanto l'avvenire, che gli rapivano dallo sguardo il maravi-glioso prospetto del futuro, del quale fino allora era stranamente inebriata la sua fantasia.
XXXIV. La sedia pontificia era vacante; i cardinali per i raggiri di Carlo indugiavano a ragunarsi per fare la elezione, finché i Viterbesi gli rinchiusero minacciando d' affamarli. 11 sacro collegio elesse Giovanni Gaetano della famiglia Orsini, il quale assunse il nome di Niccolò III. Era uomo scaltro, oltremodo ambizioso, e più che ambizione d'esaltare il papato aveva in cuore immensa frenesia d'ingrandire con ogni mezzo la propria famiglia. Per la qual cosa ei viene considerato come il primo introduttore nella corte romana di quel profano scandalo che poscia fu detto nipotismo, e per tante generazioni riempì di turpitudini la storia dei papi. Ei bene conobbe i tempi e la fortuna e volle giovarsene.
Papa Niccolò III, meriterebbe miglior fama, se non l'avesse macchiata con la impudente cupidigia di beneficare la propria famiglia. In tutte le sue azioni mostra lo intendimento di giovarsi della naturale rivalità del re di Germania e di quello di Napoli, controponendo sempre l'uno all'altro. Rodolfo, come futuro imperatore, aveva, subito dopo la sua elezione, mandato attorno per le città italiane un suo cancelliere a fine d'ottenere dai popoli giuramento di fedeltà allo impero. E poiché i pontefici non vi si opponevano, varii Comuni avevano riconosciuto l'autorità di lui. Nondimeno pareva pentito della rinuncia d'ogni politica potestà, fatta per mezzo de' suoi oratori a Gregorio X nel concilio di Lione. La prima cosa che papa Niccolò, in argomento di buona amicizia e di favore nella prossima calata che Rodolfo intendeva di fare in Italia, gli chiedesse, fu di confermare con un atto solenne la predetta rinuncia, e riconoscere determinatamente i confini dello stato della Chiesa.
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