Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SESTO.
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      sotto il comando d'Alaimo reggevano la cosa pubblica, accor-gevansi che il pericolo non era punto scemato. Dall' altra parte re Carlo manifestamente vedeva che con la sola forza delle armi non era impresa di l.ieve momento la espugnazione di Messina, ed appigliavasi alle pratiche, ai negoziati, alle seduzioni.
      Era nel suo campo il Cardinale Gherardo da Parma, munito d'un tesoro di perdonanze e di scomuniche. Non si sa se dopo il fatto della Capperina il re lo mandasse, o i Messinesi
      10 richiedessero. Egli entrò in città dove gli furono fatte grandi accoglienze. Condotto in duomo, i cittadini gli presentarono le chiavi, ed Alaimo il bastone del comando, dicendogli che Messina era deliberata di reggersi a comune sotto la protezione della Chiesa Romana. Il Cardinale rispose: pensassero avere gravemente peccato ; esser vano parlare d'altro che di piena sommissione a Carlo ; se volevano perdono e misericordia dalla Chiesa, si affidassero alla infinita clemenza del re; e al postutto se Messina s'era data alla Chiesa, egli legato del supremo pastore della Chiesa, accettavala, e per volere di quello la rendeva a re Carlo — « A Carlo no » disse Alaimo strappandogli il bastone. « A Carlo no » si mise a gridare
      11 popolo. Ma perchè in quel parlamento che aveva sembianza di tumulto non si potè nulla concludere, vennero deputati trenta egregi cittadini a trattare pacatamente il negozio. Costoro richiesero pieno perdono per tutti ; rifatto il governo quale era sotto Guglielmo il Buono ; non presidio straniero nell' isola ; la governasse uomo latino ad elezione del re. E furono sì fermi nelle proposte condizioni — le quali ove fossero state accettate avrebbero ridotta in peggio stato la Sicilia — che il Cardinale ruppe le pratiche e se ne andò gettando l'interdetto sopra la città, comandò a tutti gli ecclesiastici d'uscirne entro tre giorni, e intimò ai reggitori del Comune d'appresentarsi infra quaranta di alla corte papale. Ma non si partì dalla ragunanza senza sentirsi gettare in viso asprissime parole con altero contegno profferite : la chjesa avere venduto i Siciliani all' Angioino ; i Siciliani avere sopportato per lunghi anni insopportabile tirannide ; essersi alla fine con eroico sforzo redenti, ed ora il papa ricusare la


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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