Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SESTO.
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      drebbero ed approverebbero. Ed al legato papale segnatamente rispondeva : il pontefice pregasse Dio a dare prospero esito alla guerra ch'era giusta, ma non gli chiedesse più oltre, poiché se la sua mano sinistra sapesse il segreto che egli chiudeva in petto la mozzerebbe con la destra : gli rendeva grazie delle profferte indulgenze e moneta, arrivato il momento, glie ne chiederebbe. Pietro forse aspettava che Carlo portasse le armi in Oriente ; egli è certo nondimeno che teneva pratiche co'Ghibellini d'Italia, i quali lo incitavano a ricuperare il regno siciliano.
      Appena le nuove del tremendo Vespro di Sicilia giunsero » in Aragona, Pietro con circa dieci mila uomini d'arme s'imbarca ed approda alle coste dell'Africa, col pretesto di soccorrere il signore di Costantina contro un altro re arabo, ed assalire gf Infedeli. Da Costantina spedì due oratori a Papa Martino chiedendogli i soccorsi spirituali, che gli antecedenti pontefici solevano concedere ai crociati. Gli oratori, costretti dal vento, o simulando, giunsero a Palermo mentre un parlamento, ragunato nella chiesa della Martorana, deliberava intorno alla pubblica salvezza, fra la pubblica costernazione, cagionata dallo assedio di Messina. Lo arrivo degli ambasciatori détte animo ai baroni — i quali non solo avevano incominciato ad intervenire ne'parlamenti de' rappresentanti delle città, ma vi predominavano — détte loro animo di proporre si chiamasse al trono Pietro d'Aragona marito di Costanza, sola e legittima erede degli Svevi. Proposto e vinto il partito, due ambasciatori furono spediti a Pietro, intanto che gli oratori Aragonesi seguitavano il loro viaggio alla corte del papa.
      Martino non volle nulla concedere ; e Pietro che ciò prevedeva, allora fece palese ai suoi baroni non potere continuare la guerra contro gl'Infedeli perchè il papa gli negava soccorso ; essere quindi deliberato di recarsi alla conquista della Sicilia. Si opposero in sulle prime taluni di loro, ma l'animosa deliberazione del valoroso principe vinse ogni ostacolo; e dopo pochi giorni egli sbarcò a Trapani. Accoltovi con grandi applausi, pochi dì appresso giunse a Palermo, dove in un generale parlamento, gridato re di Sicilia, giurò di mantenere le libertà de' tempi di Guglielmo il Buono, e ricevè dai baroni e


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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