Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO SESTO.
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praggiunta la notte, carichi di preda, ritornano alla esultante città.
Carlo, giunto agli alloggiamenti, cadde prostrato sul letto: la febbre gli martellava i polsi ; la vergogna e la rabbia gli davano orribile strazio ; mugghiava a guisa di toro ferito,1 come colui che non vedea rimedio a tanto disastro. Détte il salvocondotto agli ambasciatori; i quali venuti innanzi a lui gì' intimarono a nome di Pietro d'Aragona sgombrasse dal regno di Sicilia da lui ingiustamente occupato. Carlo, eom' era suo costume quando era preso di soverchia rabbia, ascoltava l'ambasciata, mordendo il bastone; poi con minaccioso urlo rispose: la Sicilia essere della Chiesa, non d'altri; la Chiesa averla a lui data, ed ei volerla difendere contro chiunque. Ma le superbe parole male in lui celavano lo sconforto dell'animo. Disse agli oratori aragonesi andassero in città, proponessero una tregua d'otto giorni, allora ripiglerebbe le pratiche. Andarono, ma fu forza tornarsene al campo senza avere nulla ottenuto, poiché lo accorto Alaimo, non conoscendoli, non volle udirli. E Carlo s'avvide come fosse oggimai vano sperare di ridurre Messina con le armi ; si volse agli inganni. Tentò con magnifiche profferte la intemerata fede d'Alaimo; ma lo eroe dell' assedio di Messina sdegnosamente le ricusava.
Carlo intanto adunava a secreto consiglio i capi dello esercito a fine di deliberare sul partito da prendersi. Tutti furono concordi a consigliare la levata dello assedio; l'ammiraglio protestò di non poter sostenere lo assalto delle navi aragonesi le quali tra pochi giorni sarebbero giunte a Messina. Ma a Carlo non bastava l'animo di profferire la vergognosa parola di partenza, e indugiava per trovare una via ad uscire d'impaccio.
Frattanto entravano nella città cinquecento balestrieri da Pietro mandati a soccorrerla. I Messinesi esultanti inalzano sulle loro torri lo stendardo Aragonese, si rinfrancano, si fanno più audaci, e una notte escono, e fragorosamente piombano sugli accampamenti dei nemici. I quali spaventati si danno a fuggire confusamente per ogni parte. Non v' era più tempo da
1 Bartolommeo di Neocastro, Hi st. Sic , cap. A I. Storia tlei Comuni italiani. — 2.
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