Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
perdere ; era forza partirsi. La regina fu la prima ad imbarcarsi, quindi le macchine belliche, poi Carlo. I Siciliani tornarono ad assaltare gl'inimici, i quali, privi della presenza del re, corrono fuggenti al mare, e a rifascio si gettano nelle navi abbandonando bagagli e cavalli, di guisa che—onde dello intero esercito non fosse fatto macello— i capitani furono costretti a munirsi di ripari e steccati per proteggere l'imbarco. Nondimeno gli stranieri non isgombrarono dalla Sicilia senza lasciare in questo estremo assalto cinquecento morti sul lido del mare. Immenso fu il bottino, e fra le più insigni spoglie del campo nemico i Messinesi portarono in città ed appesero in duomo il vessillo delle milizie fiorentine.-
XLIV. Pietro d'Aragona era a Randazzo allorché gli giunse la nuova della levata del campo. Dopo d'avere costretto ad arrendersi il presidio francese che teneva Milazzo, s'avviò alla eroica città di Messina, dove al suo arrivo furono fatte feste quanto può farle splendide e gioiose un popolo che abbia la coscienza di avere col proprio valore scossò il giogo d' una lunga e feroce tirannide. Re Pietro tenne prigioni gli stranieri, ma diede generosamente la libertà a quanti traviati, più presto che colpevoli, Italiani, erano accorsi ad aiutare Carlo d'Angiò. Accomiatandoli diceva loro tornassero in patria, ed esortassero i loro concittadini ad avere i Siciliani per fratelli, e a trafficare con tutta sicurtà ne'porti dell'isola. Come più presto potè, condottosi a Catania, in un generale parlamento cominciò a mandare ad esecuzione le giurate promesse, abolendo le ingiuste gravezze; e nel tempo stesso chiese Sussidii per seguitare la guerra contro Carlo. Il quale giunto in Calabria aveva per un frate Simone da Lentini mandato a sfidare Pietro a duello. Accettò'lo Aragonese; e d'accordo fu fermato che il dì primo di giugno del 1283 la disfida avrebbe luogo in Bordeaux, alla presenza del re d'Inghilterra, al quale quella città apparteneva. Non ispetta a me narrare minutamente i bizzarri accidenti di questa singolare disfida che empì di scandalo tutta la cristianità. I due rivali si accusarono vicendevolmente al cospetto del mondo chiamandosi traditori. Vero è che entrambi pel dì stabilito trovaronsi a Bordeaux ; ma non s'incontrarono ; imperocché Carlo aiutato
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