Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SESTO.
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      dal redi Francia, al cui secondogenito era stato dal papa dato in feudo il regno d'Aragona, intendeva non di combattere ma di assassinare Pietro e i suoi commilitoni ; e la cosa era tanto probabile che il re d'Inghilterra, esortato dal pontefice che non voleva affatto seguisse il duello, non solo non assicurò il campo né v' intervenne, ma per non rendersi partecipe di tanta iniquità, diede la terra al re francese.
      La guerra, non pertanto, continuava nelle Calabrie, dove Pietro aveva mandato guerrieri e gran numero d'almugaveri, eh' erano fanti senza ordine severo di milizia, ferocissimi e oltre ogni dire audaci a combattere pei monti.
      Nell'aprile dell'anno seguente Pietro ragunò un parlamento in Messina, al quale annunziò che andava a confondere al cospetto di tutta la cristianità il nemico suo e tiranno de'Siciliani ; vi fece leggere un testamento, col quale lasciava i dominii in Ispagna ad Alfonso suo primogenito, e il regno di Sicilia a Giacomo che nella sua assenza governerebbe insieme con la madre. Fece Ruggiero di Loria grande Ammiraglio, Alaimo da Lentini gran Giustiziere, Giovanni da Procida gran Cancelliere e si partì per imbarcarsi a Trapani.
      Carlo anch'esso era uscito dal regno, lasciando suo vicario il proprio figliuolo, detto Carlo lo Zoppo. Il quale, perchè le province continentali non ribellassero, come ne porgevano non dubbi segni, pensò di non dovere indugiare a concedere ai popoli che rimanevano a lui fidi le riforme, che invano avevano chiesto i Siciliani, e per cui gli si erano ribellati.
      Erano concessioni a viva forza strappate dalla necessità de' tempi; le faceva il principe ereditario, perchè Carlo, mutata la fortuna, potesse abolirle ; ma tornarono espediente efficacissimo a raffermare in una parte del reame il trono smezzato e crollante. Per le quali riforme i popoli della penisola mentre rimanevano alleggiati dal giogo, sotto cui da tanti anni fremevano, fecero loro propria la causa degli Angioini, sentironsi nascere avversione contro i conservi fratelli, avversione che per le susseguenti vicissitudini germogliò, s'accrebbe e divenne odio mortale, che i tiranni per tanti secoli accolsero come inestimabile tesoro, e ne fecero potentissimo strumento a isterilire gli sforzi generosi de' liberi


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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