Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
11*2 STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
petti, e ribadire e rendere più strette le catene che hanno perpetuata la servitù de' due popoli. Convocato adunque nelle pianure di San Martino, il dì 30 marzo del 1283, un numeroso parlamento di conti, baroni, cittadini e uomini probi, Carlo lo Zoppo aprì la ragunanza asserendo il reame essere stato fino allora oppresso da insopportabili gravezze e con sanguinosa ingiustizia governato, essere ridotto a lacrimevole miseria ; e ne dava la colpa, non al re suo padre, ma ai suoi ministri ed officiali, e sopratutto alla tirannide sveva. E però a sanare tante piaghe cominciava col concedere numerose immunità al clero, come sarebbe franchigia delle pubbliche gravezze e pieno arbitrio di punire civilmente gli scomunicati, gli concedeva, cioè, i nefandi poteri della inquisizione. Abrogava gli editti, le leggi e le costumanze increscevoli ai baroni; rendeva loro più lieve il servigio militare ; toglieva ogni impedimento al matrimonio delle lorojìglie ; dava piena libertà di trarre, dentro giusti confini, danari da'loro vassalli ; rimetteva su la Corte privilegiata de' Pari. Liberava il popolo dal pagare dogane o dazii sul trasporto delle vettovaglie da un luogo ad un altro ; toglieva ai magistrati l'arbitrio d'inquisire senza legittima cagione; consentiva il maritarsi alle figlie de' rei di crimenlese ; imponeva severe pene contro gli abusi e la corruzione de' magistrati; dichiarava esenti dalla confisca le doti delle mogli dei banditi ; prometteva di coniare moneta buona ; sottoponeva i pubblici ufficiali a sindacato in sull' uscire d'ufficio : faceva in somma rivivere tutte le leggi e le consuetudini del regno di Guglielmo il Buono.1 E a tal fine, perchè i torbidi tempi della dominazione sveva e il tirannesco governo degli Angioini non avevano lasciato intatto di quel governo che la sola memoria, ordinò che d'ogni giustizierato due deputati si recassero alla corte pontificia, affinchè papa Martino definisse quali fossero le consuetudini. Chiese i sus-sidii per la guerra, e gli furono di gran cuore consentiti.
XLV. Carlo d'Angiò, uscito dal regno per recarsi al duello in Francia, andò alla corte del papa. E non è dubbio
1 Vedi i Capitoli del Regno di Napoli, Ionio II, anno 1283 ; Amari, Guerra del Vetpro Siciliano, cap. IO.
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