Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIUHO SESTO.
      eh' ei versasse in petto al docile Martino il tesoro dell' ira sua, e lo spingesse a tanta intemperanza nello adoperare le armi spirituali, che alla perfine riuscirono prive d'effetto. Nel novembre del 1282 scagliò la scomunica contro i ribelli Siciliani e contro Pietro, al quale intimò sgombrasse tosto dall'isola, non osasse più oltre usurpare il titolo,nè esercitare l'autorità di re ; e gli concesse settantotto giorni per obbedire : allo scomunicato Paleologo ingiunse di rompere ogni vincolo d'alleanza con lo Aragonese.
      Non era per anco trascorso il termine, e Martino il dì 13 gennaio dell' ottantatrè riscomunicò i Siciliani e il nuovo re loro, esortando tutti i popoli cristiani a sorgere e difendere \ la Chiesa e il suo dilettissimo figliuolo Carlo d'Angiò, e in ricompensa concedeva a coloro che cadessero nella guerra santa, piena perdonanza d'ogni peccato.
      Carlo insisteva, i cardinali di parte francese incitavano, e il buon pontefice trentasette giorni dopo diede un altro assalto a Pietro che stavasi sordo al papale flagello. Gli rimproverò gli armamenti di Catalogna, la impresa contro gì' infedeli d'Africa, la proditoria invasione del regno di Sicilia, feudo della Chiesa ; e perchè 1' Aragona anch' essa era feudo della Chiesa, papa Martino con questa nuova bolla privava del regno d' Aragona lo sleale vassallo. Il mansueto ed insensato Martino per servire con troppo zelo il suo diletto figliuolo, danneggiavalo; cotesta batteria d'anatemi che scoppiava per ogni parte, era, come altra volta dicemmo, fuoco fatuo che invece d'atterrire sollazzava, non solo gli oziosi spettatori, ma coloro stessi contro i quali era diretto. Difatti re Pietro, mentre prontamente reprimeva qualche scoppio di ribellione nell' isola, seguitava a cercare e concludere alleanze cogli altri potentati, teneva secreta e continua corrispondenza co' capi ghibellini di tutta Italia, ed acquistava non pochi partigiani nella stessa Roma. L'armata siciliana sconfiggeva presso Malta quella di Carlo. Il suo figlio, che non aveva nè la mente, nè il valore, nè l'audacia del padre, costretto a fare nuovi armamenti, dopo poco tempo, violava le promesse fatte nel parlamento di San Martino ; o, a dir meglio, non le aveva per anche mandate ad esecuzione. Coonestava lo spergiuro coi soccorsi
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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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