Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

Pagina (92/507)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      LlBltO SESTO.
      91
      i suoi commilitoni con un convito che aveva a bella posta, innanzi la partenza, fatto apparecchiare in palazzo, andò prigione in Sicilia, prezioso pegno nelle mani di Pietro d'Aragona per qualche futuro negoziato con Carlo d'Angiò.
      Arrivata in Napoli la nuova della disfatta, la plebe cominciò a correre la città gridando : muoia Carlo, e viva Ruggiero di Loria ! ed assaltava le case de' Francesi e ponevale a ruba ; e quanti glie necadevano in mano ammazzava. Ma i nobili che seguivano la parte di Carlo, e il cardinale Legato, con le arti loro più che con la forza, ammansarono la misera plebe; la quale due giorni dopo vide centocinquanta popolani impiccati ai merli della reggia per ordine del re, che il dì stesso della battaglia giungeva a Napoli imprecando allo imbecille figliuolo e dolendosi come, rimanendo vivo, ai tanti aggiungesse un nuovo impaccio pel riconquisto dell' isola.
      XLVI. Per la guerra con che il re di Francia travagliava i dominii di Pietro in Ispagna, re Carlo pensava di poter vincere la Sicilia."Fece diverse altre fazioni, ma con infelice fine, e gli fu forza levare lo assedio dalla piccola città di Reggio, che sorge sopra lo estremo lido di Calabria di faccia a Messina. Nel tempo stesso Ruggiero di Loria — che pareva il figlio prediletto della vittoria e per tanto favore era venuto sì in orgoglio da dire che fino i pesci del Mediterraneo obbedivano al re di Sicilia — annientava per sempre la marina provenzale. Carlo divorato dall' ira e dalla arsione della vendetta, non ostante la indomita ferità dell'anima, oppresso dagli anni, cadde gravemente infermo, pregò il papa di riordinare il regno che trovavasi in iscompiglio, domandò gli estremi conforti della religione, e coli' anima lorda del sangue di tanti popoli innocenti, in sul cominciare dell'anno 1285 passava all' eternità.
      Lo seguì sotterra papa Martino cinquantasette giorni dopo, più che da'pulitici disastri spento dalle anguille del lago di Bolsena, di cui era proverbialmente ghiotto.1 Nel mese di novembre dello stesso anno moriva anch' egli re Pietro, por-
      1 Dante lo pone nel Purgatorio (Canto XXIV) a purgare col digiuno le anguille di Bolsena. I cronisti ci lianno conservalo qualcuna delle salire fatte sopra questa speciosa ghiottoneria di Martino.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

Pagina (92/507)






BltO SESTO Sicilia Pietro Aragona Carlo Angiò Napoli Carlo Ruggiero Loria Francesi Carlo Legato Napoli Francia Pietro Ispagna Carlo Sicilia Reggio Calabria Messina Ruggiero Loria Mediterraneo Sicilia Martino Bolsena Pietro Purgatorio Canto XXIV Bolsena Martino Carlo