Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
al suo ufficio. Tempestavano lungamente i fautori di ambe le parti allorquando si seppe in consiglio che Nino Brigata nipote di Ugolino introduceva sopra barche pel fiume i mille armati dello zio, guidati da Tieri da Bientina. E' fu gridato alle armi, sciolta la ragunanza, suonate a stormo le campane, la città luttaquanta* in tumulto; combattevasi per le strade, dalle torri, nelle piazze, ma terribilissima arse la mischia fino a sera dinanzi al pubblico palagio. I Gherardeschi erano quasi sopraffatti, ma rifuggiti alla loro abitazione co'partigiani loro vi si chiusero e asserragliarono. Nè perciò il popolo faceva cenno di posare; Io Arcivescovo, i Gualandi, i Sismondi, i Lanfranchi e gli altri potenti ghibellini capi di numerose clientele incitavano la plebe e gridavano fuoco. In breve ora le porte del palazzo all' impeto dello incendio sfasciaronsi ; la inferocita folla irruppe dentro ; e il conte Ugolino con Gaddo e Uguccione suoi figli, e Nino Brigata e Anselmuccio nipoti cadde nelle mani del popolo, e fu con essi sepolto in fondo a una torre. La quale poi acquistò lo infame nome di torre della fame per la inumana morte che il superbo e ribaldo prete, tenendo ci solo tra le mani il reggimento del Comune, fece patire agli sciagurati Gherardeschi, inumanità orrenda che il canto del divino poeta ha fatto e farà sempre esecrare in ogni paese del mondo incivilito.1
LI. Ruggiero degli Ubaldini espulse tutte le famiglie guelfe, sì che il papa Niccolò IV lo citò a comparire al suo cospetto per rendere conto di tanti crudelissimi danni. L'Ubaldini non ubbidì ; ma vedendosi da ogni parte aggredito dalla lega guelfa toscana, e travagliato dalle rinnovate ostilità dei Genovesi, ebbe il salutare pensiero di assoldare il conte Guido di Montefeltro. Era questi il più valoroso capitano de' tempi suoi; e la rotta pochi anni innanzi data ai Francesi di Carlo d'Angiò in Forlì, e il lungo combattere contro le armi temporali e spirituali dei papi lo avevano reso oltremodo celebre e temuto in tutta Italia. Il suo modo di guerreggiare era nuovo; e al valore militare aggiungendo somma sapienza politica, egli sapeva con piccolo numero di valorosi far fronte ad eserciti
1 Danle, Inferno, Canio XXXIII.
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