Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SESTO. Ilidel popolo, il quale gli ufficiali rigorosamente giusti chiamava crudeli, e vili coloro che si mostravano temperati.' I grandi ne rimasero atterriti; le turbolenze da loro dianzi suscitate sedaronsi; Firenze pareva avere conseguito quel pacifico e. ripostole stato,2 ad ottenere il quale aveva fatte le nuove severissime leggi.
      LIV. 11 reggimento popolare sembrava consolidarsi mercè lo ingegno, la virtù, e la indomabile volontà di Giano della Bella, il quale ad ogni infrazione della legge rispondeva inesorabile: Perisca innanzi la città che ciò si sostenga. La sua straordinaria virtù destò in cuore di parecchi invidia e sete di vendetta. L'odiavano i nobili perchè lo consideravano come cagione precipua della loro rovina ; l'odiavano i popolani grassi i quali volevano giovarsi delle magistrature per opprimere il popolo minuto; entrambi quindi accozzatisi insieme deliberarono disfarsi del virtuosocittadino, dicendo: Percosso il pastore, fiano disperse le pecore.3 Primamente con raggiri e spendio di moneta assoldarono oltremonti un franco e ardito cavaliere che avea nome Messere Gian di Celona — di Chàlons — a ciò consentendo il Papa e Io Imperatore che gli conferi la dignità di suo Vicario. Costui doveva con una schiera di cavalleria entrare in Toscana, e ajutare i potenti cittadini a domare il popolo e insignorirsi dello stato. Infrattanto non rifinivano di congiurare. Proposero di far assassinare Giano; ma tementi della ira del popolo, non osarono, e pensarono di spegnerlo con sottile malizia. L'arte de' Beccai in Firenze era la più depravata di tutte le compagnie in che la città era divisa. Primeggiava fra loro un tristo uomo chiamato Pecora, che contraffacendo di continuo e impudentemente agli statuti dell'arte, era perseguitato dagli stessi suoi consoli. Tiravasi dietro numerose genti di mal affare, era anco sostenuto da qualche onorevole famiglia, vantavasi di dare e ritorre gli ufficii, e senza timore minacciava perfino i rettori e gli ufficiali. Gl'inimici di Giano pensarono di rovinarlo istigandolo a fare vigorosi provvedimenti contro le rie opere de'beccai, non che contro i giudici
      4 Dino Compagni, libro I.
      2 Vedi gli Ordinamenti della Giustizia, in principio.
      1 Dino Compagni, libro I.


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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