Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      1U6 STORIA Olii COMUNI ITALIANI.
      — con tale nome allora chiamavasi la gente del fòro — i quali minacciando al sindacato i rettori, gl'inducevano alcuna volta alle ingiuste sentenze, e tenevano lungamente sospese le liti, e frastornavano il corso della giustizia. Dino Compagni, veneratore delle virtù di Giano, lo avvertì della iniqua congiura, la quale per allora rimase priva d'effetto. Non perciò i grandi cessavano di tramare e speculare nuovi modi per giungere al fine loro. In una ragunanza che fecero in San Jacopo Oltrarno messere Berto Frescobaldi propose si armassero tutti, corressero in piazza, e amici e nimici del popolo uccidessero. Kiprovò il consiglio messere Baldo della Tosa perchè pieno di pericoli, ed esortò i colleghi a spargere da per tutto la discordia, e scomunare il popolo il quale, in tal guisa più non potendo rialzarsi, di leggieri sarebbe vinto e soggiogato. Si posero quindi alla trista opera, corrompendo e in mille guise subornando la gente, e infamando con astutissime calunnie Giano della Bella.
      Un dì riuscirono a ingannare Gian di Lucino perchè mandasse assoluto Corso Donati che meritava pena per avere inviato sicarii ad assaltare Simone Gatastrone suo consorto. Gridarono ingiustizia. Il popolo si commosse, corse al palagio con la stipa per arderne le porte. Giano montò a cavallo per salvare il potestà; credeva calmare il popolo e lo esorlò a seguirlo; ma il popolo vieppiù tumultuava, e taluni volsero le lance contro il gran cittadino, il quale fu costretto a retrocedere. Le porte furono arse, il palagio messo a ruba, le scritture arse; il potestà a mala pena campò da quella tremenda furia; nulladimeno, ancorché egli fosse innocente, il dì dopo gli convenne tornarsene a casa sua in Lombardia.
      La città rimase in gran discordia; il popolo mormorava di Giano, e lo minacciava. Ai congiurati, fatti più audaci ed animosi nelle loro trame, pochi mesi dopo, cioè il dì 15 feb-brajo 1294, nelle nuove elezioni venne fatto di accozzare una Signoria composta d'uomini tutti invidi o aperti nemici di Giano. Appena entrati.in ufficio, lo accusarono al Capitano del popolo come precipuo eccitatore del raccontato tumulto. 11 popolo minuto, in cuore del quale cominciava a rivivere lo antico affetto pel suo protettore, corse alle case di lui profferendo-


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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