Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      11*2 STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      della Bella fosse agevole disfare le leggi da lui promosse, nè pensavano che qualvolta le umane istituzioni nascono dalla suprema necessità de'tempi, non v'è sforzo d'uomo che valga ad annientarle; rovesciate per forza, vigorosissimamente risorgono, e comunque per avventura più o manco modificate si vestano e di nuovi nomi e nuovi sembianti, vivono quella vita che il tempo e la Provvidenza loro consentono. Non erano trascorsi molti mesi allorquando i nobili, sentendosi forte gravati dalle predette provvisioni, e massimamente da quella che ingiungeva la prova della pubblica fama fosse per due testimonii, e dall'altra che dichiarava ogni nobile tenuto mallevadore de'suoi consorti, apparecchiatisi prima a fare un gran colpo, armaronsi, e seguiti da gran turba di contadini e di masnadieri occuparono la piazza di S.Giovanni de'Mozzi e Mercato Nuovo. Le tre schiere erano capitanate da Forese degli Adimari, da Vanni Mozzi e (ieri Spini. Il popolo corse anch'esso alle armi, asserragliò in più parti le vie, e suspicando della fede de'priori, diede loro compagni al governo sei reputatissimi popolani, uno per ciascun sesto, il popolo si trovò così possente e parato a resistere e anche ad assaltare che i grandi non ardirono incominciare la zuffa. Certi frati da ambe le parti composero le cose in modo che non ne seguì battaglia cittadinesca, nè altra novità, tranne la modificazione della legge che accrebbe a tre i testimonii per la prova della pubblica fama. Era lieve riforma, era giusta, non ledeva essenzialmente l'indole del reggimento, e nondimeno il popolo ne mormorò; e i priori come uscirono d'ufficio ebbero iìschii e sassate; e alla nuova signoria fu forza ridurre la legge alla forma primitiva. I nuovi capi del popolo intanto per iscemare potenza ai nobili, ne scelsero parecchi che avevano fama di buoni e li misero nell'ordine del popolo. Il conflitto nondimeno seguitava, scoppiando ad ora ad ora, finché, giunta la occasione, accese un fuoco che divampò per la città e stette quasi per consumarla tuttaquanta.
      LVI. Alla morte di papa Niccolò III, il quale aveva posto ogni pensiero per rendere ricca e potente la famiglia Colonna come il suo predecessore Onorio IV aveva fatto coi Savelli suoi parenti, la sedia pontificia rimase più che due anni vacante. I cardinali, ragunati in conclave, parecchi dei quali


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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