Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SESTO.
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      aveva uccisi l'aere pestifero della campagna romana, non potevano concordare; il popolo, secondo il consueto, tumultuava; il governo civile e spirituale della Chiesa era sconvolto; la mano del pontefice che da tanto tempo pareva stringere i destini della cristianità tutta, da dieci e più anni era inerte. Il Cardinale Latino, quel desso che aveva conclusa la famosa pace tra le fazioni in Firenze, uomo di grandissima autorità, un giorno arringò con veemente orazione l'assemblea de'cardinali, dimostrò i manifesti segni dell'ira divina, annunziò avere un santo cenobita saputo per soprannaturale rivelazione che i cardinali sarebbero tutti morti. Invano il Cardinale Benedetto Cajetano sorse ad irriderlo; il collegio alle terribili parole dell'oratore rimase compreso di spavento, e subitamente elesse a vicario di Cristo quel medesimo santo uomo che menava vita eremitica sopra una montagna degli Abruzzi. Chia-mavasi Pietro da Morone, vestiva l'abito di San Benedetto, e nella rigidità della penitenza uguagliava i più celebri esempii degli antichi padri. Come gli giunse il messaggio, ei tentò di fuggire. Sparsa la nuova, il popolo corse numerosissimo alla sua cella chiedendogli la benedizione. Vi accorsero anche Carlo II di Napoli, e il suo figliuolo Carlo Martello re d'Ungheria, i quali, tenendogli la briglia del palafreno, lo condussero solennemente nella città d' Aquila. Quivi egli prima fermò sua stanza, malgrado che i messaggieri del sacro collegio, che erano un arcivescovo e due vescovi, non cessassero di supplicarlo per recarsi fra'card inali. Ma Carlo giunse a signoreggiargli siffattamente il debole animo che lo condusse tutto alle sue voglie; e fece che creasse dodici nuovi cardinali, dei quali sette erano francesi e tre degli stati angioini. In tal guisa assicuravasi in futuro una sicura preponderanza nella corte pontifìcia. Innanzi la strana elezione di Celestino ambiva alla tiara il cardinale Cajetano. Era di parte ghibellina , ed essendo prelato, l'aveva apertamente favoreggiata. Ed ove gli fosse riuscito in vece di Celestino V—che tale era il nome assunto da Pietro di Morone — diventare pontefice, forse avrebbe ripresa la politica di Niccolò III. Ma la immensa ambizione che gli ardeva in cuore non aveva confini; ed egli incitato dalla brama di appagarla non trovò mezzo che non gliStoria dei Comuni italiani. —2. 10


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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