Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
11*2 STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
Gualdifredi Bianco in una contesa avuta dentro una taverna ferisse Doro figlio di Guglielmo Nero. La cosa era lieve e si sarebbe agevolmente potuta rimediare. Ma in pelto di una gente fiera e in ispecie de' Pistoiesi che avevano rinomanza d'essere il più turbolento, impetuoso e feroce popolo di tutta Toscana, diventò seme di sanguinoso e implacabile odio. Doro quel dì stesso, postosi in agguato, assalì a tradimento Vanni giudice fratello dell'offensore e con la spada-gli troncò una mano. Il padre, rimproverandolo di tanta inumanità, mandò il proprio figliuolo a chiedere perdono al genitore del ferito, sperando che tanta mostra di umiltà e giustizia bastasse a spegnere ogni rancore. Gualfredi padre di Vanni, spregiando l'atto generoso, punì Doro con la legge del taglione, gli recise una mano e lo sfregiò nel viso. Era inumanità riprovevolissima, ma perchè i tempi la consentivano, ecco il numeroso parentado scindersi in due fazioni, e con esso dividersi la cittadinanza e le genti della campagna.
Per quasi cinque anni il romoreggiare delle parti, dimentiche ormai degli umori ghibellini e guelfi, gli assalti, i ferimenti, gli ammazzamenti, le rapine avevano gettato Pistoia e il circostante contado nella anarchia; di guisa che i Fiorentini temendo gli usciti non se ne giovassero e la parte della quale Firenze era capo e sostegno non ne patisse detrimento, fecero sì che il reggimento di Pistoia muovesse il popolo a dare per tre anni la signoria della città al Comune di Firenze perchè ricomponesse la concordia.
LVIII. I Fiorentini cominciarono ad esercitare la loro tutela mandandovi un potestà e un capitano del popolo, ai quali fu ingiunto di rifare gli Anziani scegliendone mezzi in ciascun partito. Bandirono i capi de'Neri e dei Bianchi, e pensando di potere meglio e più efficacemente indurli alla pace, assegnarono loro per confino la città di Firenze. E non fu la prima nè la estrema volta che buon volere producesse sinistro e lacrimevole effetto. Imperciocché, come di sopra si disse, erano in Firenze oltremodo cresciuti ed ardevano per gara d'uffizii gli odi scambievoli delle più cospicue famiglie. Il Comune, nonostante, sembrava in condizioni oltre ogni dire prospere e invidiabili. Forte ed efficace il governo, numerosa e
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