Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SESTO.
      113
      bene disciplinata la milizia cittadina sì dentro che fuori le mura, abbellita la terra di nuovi e sontuosi ediflcii pubblici e privati, varii, vasti e numerosi i traffichi: Firenze giustamente era chiamata la fonte dell'oro. Nondimeno, perchè è fatale che l'uomo più di leggieri si acciechi nella prospera che nella sinistra fortuna, e mentre i cieli versano sopra la terra il tesoro de'loro beni, susciti il male che li corrompa, cittadini virtuosissimi e della patria carità studiosi, non aborrivano di lacerare la città e condurla alla estrema rovina per isfogare un privato rancore, per appagare una meschina ambizione: male inevitabile in tutte le prette democrazie antiche o moderne, al quale le leggi speculate finora dagli umani cervelli non hanno potuto trovare rimedio, e che rende oltremodo guardinghi e trepidanti i veri amatori del vivere civile. Fra cotesto tempestare di popolani grassi in Firenze, due erano le famiglie che sopra le altre primeggiavano. I Cerchi, d'origine contadinesca primamente ridottisi in città, erano diventati strabocchevolmente ricchi, avevano comperato il palazzo de'Conti Guidi presso alle case de'Donati, e splendidamente vivendo cercavano di offuscare i loro vicini, famiglia di più antico sangue, ma assai meno doviziosa. Capo di quella era Corso Donati, cavaliere della somiglianza di Catilina romano — sono parole di Dino Compagni inclito cittadino, caldo ed elegante cronista di quella età — ma più crudele di lui, gentile di sangue, bello del corpo, piacevole parlatore, adorno di belli costumi, sottile d'ingegno, coll'animo sempre intento a mal fare; quando passava per la città molti gridavano: Viva il barone! e parea la città sua.1 Inchinando a fare servigi per ingraziarsi al popolo, e al suo desiderio non rispondendo le avite sostanze, sentiva grandissima invidia per la famiglia de'Cerchi, capo della quale era Vieri. Nuova cagione d'odio rinvelenì gli antichi vicendevoli umori. Corso in seconde nozze sposò una ricca erede. Invano gli si opposero i Cerchi parenti della fanciulla per privarla della eredità; Corso l'ebbe per forza. Le due famiglie ardevano di vendicarsi, ed aspettavano un pretesto; ma i pretesti erano molti e perenni, e gli animi
      1 Dino Compagni, libro II.
      IO*


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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