Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
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LIBRO SESTO. "117
mandare in rovina il Comune. I capitani di parte guelfa non ristavano dal sollecitare formalmente il papa perchè mandasse un alto personaggio che con l'autorità sua imponendo riverenza ad ambe le parti, le costringesse a concordare. 0 che
10 indicassero i Guelfi fiorentini, o che lo pensasse da sè, Bonifacio gettò gli occhi sopra Carlo di Valois fratello del re di Francia. Questo Carlo aveva rinomanza d'uomo prode in arme e feroce; aveva dianzi fatto tanto dire di sè per avere stretto
11 Conte di Fiandra a porsi nelle mani del re francese; era povero, menava una vita quasi di ventura, aveva acquistato il nome di Carlo Senzaterra, ed ambiva a farsi uno stato grande e potente. Il pontefice lo aveva persuaso a venire in Italia per portare guerra in Sicilia contro Federigo d'Aragona; gli aveva in ricompensa promesso di farlo eleggere imperatore de'Romani, o almeno per autorità di Santa Chiesa farlo luogotenente dell' imperio, per la ragione che la Chiesa pretendeva essere vacante lo imperio, non avendo Bonifacio voluto riconoscere Alberto d'Austria." Gli offriva in matrimonio Caterina di Fiandra erede dello impero latino di Costantinopoli, e per rimuovere ogni impedimento di consanguineità gli mandava la dispensa per celebrare gli sponsali. Gli dava medesimamente l'ufficio di paciere in Firenze, ufficio ch'egli poteva agevolmente eseguire trovandosi a passare per mezzo la Italia. Gradi di gran cuore Carlo la proposta, gli s'infiammò la fantasia a tanto splendido guiderdone; piacque sopra tutto al re di Francia il pensiero di vedere congiunti con un solo vincolo di famiglia l'aquila germanica e il leone francese, e spinse il fratello ad andare. Nell'anno 1301 papa Bonifacio creò Carlo di Valois conte di Romagna, capitano di Santa Chiesa, e signore della Marca d'Ancona.
Carlo, partitosi con cinquecento cavalli e traversate senza ostacolo le terre lombarde, sostò in Bologna. Quivi i Neri di Firenze mandarono ambasciatori a complirlo e confortarlo alla impresa e a infamare i Bianchi. Costoro spedirono anche essi un'ambasceria la quale con grandi dimostrazioni di riverenza gli fece oneste profferte. Ma Carlo, chiuse le orecchie alle one-
1 Dino Compagni, lib, I ; 0. Villani, lib. Vili, cap. -53.
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