Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SESTO.
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      Innanzi di dare una formale risposta a Carlo i Signori, considerata la gravità del caso, ragunarono il Consiglio generale di parte guelfa e de'Consoli delle arti, imponendo che ciascuno dicesse per iscrittura se Carlo si dovesse lasciar venire a Firenze. Assentirono tutti, salvo i fornai che consigliavano si respingesse come quello che veniva non per salvare ma per distruggere la città.1 Gli ambasciatori spediti dalla Signoria dopo la sopradetta deliberazione del Consiglio, richiesero a Carlo ch'egli per formale scrittura munita del suo sigillo si obbligasse di non usurpare sotto nessun titolo, nessuna giurisdizione contro i cittadini, a non privare la città di nessun onore, non mutare le leggi nè le sue consuetudini. Carlo promise, giurò, diede le lettere richieste, e la domenica seguente al dì d'Ognissanti-, dell'anno 1301 giunse a Firenze.
      Vi fu ricevuto con istraordinarie e magnifiche onorificenze. Ed essendosi nella chiesa di Santa Maria Novella rau-nati i priori, il potestà, il capitano del popolo, i consoli delle arti, i consiglieri, il vescovo e tutta la buona gente, fatte innanzi diverse pratiche, a Carlo di Valois, dopo che egli ebbe confermato con giuramento i patti proposti ed accettati, fu rimessa la signoria della città.
      LXI. Frattanto accorrevano a Firenze — sotto pretesto di fare onoranza al regio paciere e ajutarlo nel suo ufficio, ma per iniquo divisamente de'NeriSanesi, Perugini, Lucchesi, Samminiatesi, Volterrani, Sangimignanesi, e parecchi gentiluomini di Romagna. Alloggiavano Oltrarno dove anche stavasi Carlo in casa de'Freseobaldi — avendo ricusato la stanza offertagli dai signori — e dove parte Nera aveva apparecchiata ogni cosa per la battaglia. Pensavano i congiurati che qualora non riuscisse loro un primo assalto, rimanendo padroni d'Oltrarno, avrebbero potuto ripigliare l'armi con esito migliore. I Bianchi vivevano con poco o punto sospetto, speravano nella pace, erano intenti a comporre gli antichi odii tra famiglia e famiglia. Indarno venivano avvertiti ad afforzarsi ed arrotare i ferri. II loro capo Vieri de'Cerchi era uomo di piccolo animo. Nè più savia era la condotta della Signoria composta di
      1 Dino Compagni, libro II.


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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