Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
LIBRO SESTO.
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vasi l'ora dello infortunio. La mano di Dio gli stava sospesa sul capo pronta a percuoterlo., Dicesi che il misero Celestino, da lui tenuto in durissimo carcere, gli dicesse con ispirito profetico che era da volpe asceso al trono pontificio, che avrebbe regnato da leone, e sarebbe morto da cane. E il vaticinio colse nel segno. Col suo orgoglio egli s'era inimicato i più potenti signori di Roma non che molti prelati. Portava implacabile astio ai due cardinali della famiglia Colonna, i quali avevano avversata la elezione di lui. Togliendo pretesto che tenevano pratiche col re di Sicilia, li scomunicò, li privò del cardinalato, tolse loro gli averi e le rendite, escludendo i loro nipoti fino alla quarta generazione dalla facoltà di ricevere gli ordini sacri. I due cardinali alla virulenta bolla risposero con un virulentissimo manifesto, nel quale asserivano Bonifacio non essere vero pontefice, dichiarando illegittima e invalida la sua elezione. Il papa li riscomunicò, e bandì contro loro una crociata; assediò la città di Palestrina, loro soggetta e dove s'erano afforzati; promise loro il perdono purché si affidassero alle sue mani: ma non gli valse lo inganno. I Co-lonnesi fuggirono, ed alcuni cercarono asilo in Francia.
Quivi trovarono Filippo il Bello sinistramente disposto contro il papa, il quale, quantunque avesse fino allora favorito gli Angioini di Napoli, avendo rimostrato contro la proditoria prigionia del conte di Fiandra, ed essendosi voluto intromettere nelle faccende del re, ne aveva suscitato lo sdegno. Filippo, quindi, essendo oltremodo altero e dispotico, volle rintuzzare l'orgoglio del prete. Le cose giunsero a tale che egli convocò il clero e gli Stati della Francia per difendere contro le usurpazioni della corte di Roma le libertà della Chiesa gallicana. La nazione e il clero, i quali, più che ogni altra gente d'Europa, erano animati da quel cieco sentimento di fedeltà che nasceva dalle costumanze feudali, fecero loro propria la causa del sovrano. Bonifacio fu solennemente accusato di simonia, d'eresia, e di molti altri immani delitti, e fu chiesta la convocazione di un concilio che lo deponesse. Bonifacio in risposta pubblicò una bolla, con la quale, chiamava a Roma una assemblea del clero di Francia per riformarlo, scomunicando a un tempo tutti coloro che impedissero ai chierici lo
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