Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      la nuova della sua elezione, concepì le più liete speranze e per la cristianità tutta e in ispecie per l'Italia. Ma il sacro collegio era in condizioni tali che la mente più vigorosa non valeva a dominarlo. I cardinali erano riottosi e insolenti, e capitanati da Matteo Rosso degli Orsini pretendevano di signoreggiare il pontefice e ridurlo a un dipresso come il doge di Venezia. Benedetto conobbe pur troppo la sua misera condizione ; i suoi più santi e salutari provvedimenti non poteva mandare ad effetto ; cercò di emanciparsi da tanto disonorevole giogo, e in sulle prime non gli fu dato. Nella state del 1304 adducendo il pretesto dell'insopportabile caldo, manifestò lo intendimento di trasferire la sua corte in Assisi, e i cardinali arrogantemente si opposero : finché per la potenza del Cardinale Orsini, che con inesplicabile repentino mutamento gli era divenuto favorevole, potè condursi a Perugia. Quivi si pose davvero ad esercitare con tutta coscienza l'uffi-cio di padre de', fedeli, e disfare il mal fatto di Bonifacio, riconciliando le fazioni in cui novellamente era lacerata la Italia. Avendo invano tentato di pacificare Firenze e indurre i Neri a richiamare gli esuli e precipuamente Vieri de'Cerchi, vi spedì il Cardinale Niccolò di Prato. Era uomo di gran mente, d'antenati ghibellini, e non ostante lo istituto al quale apparteneva, ghibellino egli stesso ; ma abborriva dagli eccessi delle fazioni, e però biasimava le sanguinose gesta di papa Bonifacio. La commissione affidatagli da Benedetto XI gli giunse quindi oltremodo gradita, e senza indugio andò a Firenze. Il popolo, da lui raunato per manifestargli la cagione della sua venuta, gli fe' plauso e gli diede balìa di riformare il Comune. Nel tempo ch'egli rimase in Firenze pacificò privatamente molte famiglie ; poi raccolto il popolo nella piazza di Santa Maria Novella, ordinò una pubblica pace a sembianza di.quella venti e più anni innanzi fatta dal Cardinale Latino, e la città tutta ne fece gran festa. Rialzò lo spirito del popolo, rimettendo su le antiche compagnie degli artefici ; e consenzienti i priori, da lui, in virtù della conferitagli potestà, eletti fra i più diritti e severi uomini della terra, cominciò a trattare coi deputati dei Bianchi fuorusciti, ai quali egli voleva rendere la patria. Quest' ultima intenzione del savio paciere piacque alir


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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