Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      popolo, ma increbbe a' popolani grassi, a coloro ai quali dopo la partenza di Carlo di Valois era rimasto il reggimento della cosa pubblica. Suspicavano che il* cardinale sotto il velo della pace nascondesse il pensiero di produrre una reazione a prò degli esuli ; onde è che i grassi pensarono di frustrare ogni suo sforzo. Con sottile astuzia falsificando il sigillo del cardinale spedirono da parte di lui lettere ai Bianchi e ai Ghibellini di Bologna pèrche si muovessero armati alla volta di Firenze. Costoro prestarono fede alla cosa e si mossero. I Neri altro non desideravano. I Neri dianzi per gara d'ufflcii si erano scissi in due avverse fazioni; capo dell'una era Corso Donati, capo dell' altra Rosso della Tosa, il quale s'era posto in animo di farsi signore di Firenze a simiglianza dei signori di Lombardia. Corso invece, spinto dalla sua ingenita alterigia, accresciutasi nella prospera fortuna, andavasi sempre più ravvicinando ai grandi e ai nobili — la qual cosa pochi anni di poi fu causa dèlia rovina e morte sua — e forse non vedeva di mal occhio la pace. Rosso della Tosa all'incontro là reputava evento alla sua fazione disastrosissimo; e in quanto a sè, vedeva svanire la insana speranza della signoria. Cominciarono adunque egli e i suoi più fidi a spargere la nuova d'una congiura fatta dal cardinale cogli usciti a danno del popolo, richiamarono alle insospettite menti la infausta rimembranza della rotta di Montaperti ; e nel tempo stesso al cardinale dimostravano la necessità di pacificare, prima che si pensasse a Firenze, la città di Pistoia dove governavano i Bianchi, e dove non pochi dei banditi avevano cercato rifugio. Tramavano a un' ora in Pistoia e nella stessa Prato ai danni del cardinale, sì che la sua gita gli accrebbe pericolo e gli scemò riputazione. La impresa del paciere dichinava a rovina ; gl'intoppi d'ogni specie, gl'insulti, le minacce lo resero certo che la pace ormai non poteva più farsi: onde egli pieno di cordoglio e di sdegno maledisse la città e" fece ritorno a Perugia dove era la corte del papa.
      Le raccontate cose seguirono dal 10 marzo 1303 al 9 giugno 1304.1 Venticinque giorni dopo papa Benedetto moriva
      1 Dino Compagni, libro III.


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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