Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIB110 SESTO.
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      Avendola conseguita con lo inganno, simulavano di farsi credere depositarli di quella, quasi l'amministrassero a nome del popolo, al quale con assurdo ragionare negavano poi il diritto di ripigliarla. Volendo far credere che i predecessori loro fossero usurpatori, distruggevano la idea di legittima successione, potentissimo fra tutti i sostegni del potere assoluto, come quella che ha radici nella pubblica opinione. Per rendersi sicuri nelle frequenti e subite mutazioni de' popolareschi umori, quando veniva loro fatto d'insignorirsi d'una città, avevano cura di raunare i consigli, o gli anziani, o un generale parlamento per farsi solennemente concedere l'autorità che avevano usurpata, la quale sotto qualunque nome si coprisse o di potestà, o di capitano, o di difensore, o di signore era pur sempre tirannia, vivente delle consuete arti, sospettosa, tremante, vigliacca, infida, crudele. E però non riuscivano mai a sradicare dalle menti dei cittadini il principio che la sovranità era cosa del popolo. In fine i principucci italiani di quella età erano affatto dissimili da' capi ereditarii delle monarchie feudali, che regnavano per diritto divino, diritto che era anche riconosciuto dai più riottosi e potenti vassalli ; erano dittatori a tempo, viventi alla ventura, e studiosi di serbare la potestà loro quanto più lungamente potessero. In tal guisa non era possibile che in quelle male arrivate cittadinanze nascesse quel sentimento, il quale, perduta irreparabilmente la libertà, induce gli uomini non solamente a starsi tranquilli sotto la signoria di un solo, ma per timore di peggio, difènderla quasi difendessero una causa propria.
      Fra tante macchinazioni di ambiziosi uomini e di potenti famiglie, aspiranti al principato delle città loro, fra cotanto agitarsi di popoli la Lombardia era la più sconvolta provincia della Italia. Si udivano alto suonare i nomi di Guelfi e di Ghibellini ; ma come gli uomini cospicui erano prontissimi a mutar parte, così le parti non avevano più scopo, on.de la storia di quel paese in cotesti anni procede singolarmente arruffata, sì che riesce impossibile trovare un filo comune, cui riannodare gì' innumerevoli fatti che la compongono.
      LXIX. Nei tre grandi stati marittimi, cioè Pisa, Genova e Venezia seguivano importantissimi avvenimenti. Pisa spossataStoria dei Comuni italiani. — 2. 32


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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