Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      • 1 7ti STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      dai passati disastri, era sempre segno alle aggressioni delle città guelfe di Toscana. Genova, non avendo più ragione di temerla, aveva rivolte le armi sue contro Venezia ; ed entrambe avevano combattuto in più luoghi con vicendevole fortuna. In Venezia frattanto seguiva un portentoso rivolgimento che la fece fortissima dentro, grande e temuta fuori, rese impossibile il principato, e détte al suo ordinamento politico un aspetto singolarissimo, sì che quel popolo ebbe una storia sua propria, e in certo modo estranea alle sorti generali degli italici Comuni. Fino dalla sua istituzione il Gran Consiglio aveva cautamente fatte innumerevoli usurpazioni a detrimento del popolo e del doge così che trovavasi in possesso della intera sovranità dello Stato. Ciò che possedeva di fatto, Io volle per diritto. A questo supremo scopo processe con mara-vigliosa perseveranza; e chi potesse esaminare gli atti di quello, vi osserverebbe i più astuti provvedimenti che possa immaginare un popolo giunto alla maturità del vivere civile.
      Giovanni Dandolo e Giacomo Tiepolo, per prosapia, avite glorie, fama ed opulenza prestantissimi cittadini, erano venuti al sangue. Dandolo apertamente si manifestò rivendicatore delle oppresse libertà popolari. Tiepolo propugnava l'aristocrazia. Il popolo che erasi già accorto del diuturno inganno dell'aristocrazia, ed agognava a riacquistare i diritti di cui era stato spogliato, si pose in commovimento. Scoppiarono frequenti tumulti. I fautori di Tiepolo tendevano a stabilire un governo oligarchico. La quarantia che negl' interregni esercitava potestà quasi dittatoriale, ed aveva o arrogavasi il diritto di variare le leggi, volendo apprestare rimedio agli effetti egualmente funesti e rovinosi della prevalenza di alcuna delle due fazioni, congegnò un modo nuovo di eleggere il capo supremo dello Stato. Consisteva in una quasi inintelligibile complicazione di scrulinii o di sorte per giungere finalmente a nominare quegli individui che dovevano eleggere il doge : così la moltitudine rimaneva abbagliata, e coloro che avevano nelle mani la somma delle cose ottenevano che venisse eletto quel doge che era da loro indicato. La quarantia nel tempo stesso ad evitare che il principe elettivo dello Stato si giovasse delle forze slraniere per istahilire la tirannide, gì' inibì di avere


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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