Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
• 1 7ti STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
tutti i signori d'Italia corsero ad onorarlo. Guido della Torre, che circa otto anni innanzi, cacciato Matteo Visconti da Milano, con lo aiuto della Lega guelfa aveva conseguita la signoria, spedì ad Enrico proteste di affetto, pregandolo avesse fiducia in lui che lo condurrebbe come in trionfo per tutta Italia senza il più lieve bisogno di adoperare le armi. Enrico accoglieva tutti, pareva il padre comune, il giudice equo e imparziale; ai tiranni con parole cortesi ma chiare intimò di deporre nelle sue mani l'autorità usurpata, e l'indusse ad obbedire e consegnargli le chiavi delle città loro; e in ricompensa donò loro feudi e titoli di nobiltà. Ai capi delle fazioni palesava essere suo intendimento che ai banditi fosse resa la patria, intendimento che egli mandò rigorosamente ad esecuzione allorché pochi mesi dopo rimise i fuorusciti ghibellini in Como e in Mantova, e i guelfi in Brescia e in Piacenza; e così in tutte le altre città, tranne nella sola Verona per non ispia-cere agli Scaligeri, precipui sostenitori di parte imperiale in tutta Lombardia.
E' pare che Guido della Torre sperasse governare l'animo dello imperatore a suo proprio utile e a danno de' suoi emuli e massime de' cacciati Visconti, e che non garbandogli lo imparziale procedere di Enrico anzi temendo la sorte degli altri tiranni, pensasse di avversarlo. Ma quando Enrico si mosse inaspettatamente verso Milano, e fece dire a Guido di venirgli incontro fuori la città col popolo disarmato, costui stimando vana ogni opposizione ubbidì e gli fece le accoglienze debite al proprio sovrano. In Milano Enrico prese la corona di ferro fra le acclamazioni dei cittadini e dì tutti i deputati delle città lombarde che gli prestarono giuramento di fedeltà, salvo gli ambasciatori di Venezia e di Genova i quali non vollero giurare. Venezia da più secoli, e allora più che mai, reputa vasi potentato indipendente. Genova, tuttoché per le fazioni, guelfa o ghibellina, da cui vicendevolmente era stata governata, invocasse lo aiuto quando del papa e quando dello imperatore, allora per le recenti vittorie e la conseguita preponderanza marittima, credevasi potentissima.
Enrico sembrava procedere oltre ogni speranza prosperamente nel suo viaggio; ogni vestigio di opposizione andava
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