Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      • 1 7ti STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      gli diedero per venti anni l'assoluta signoria; ed Enrico la esercitò da principe, disfacendo il reggimento, al magistrato del Comune sostituendo un vicario imperiale, e gravando i cittadini di taglie e di balzelli.
      Appena le nuove della Lombardia giunsero in Firenze, coloro i quali procedevano avversi ad Enrico, ma non osavano opporsi allo entusiasmo del popolo che unanime acclamava al re pacifico, non ebbero più riguardi nè freno. Andavano spargendo che lo imperatore, simulando di pacificare la Italia, altro scopo non aveva che quello di richiamare i banditi e porli nuovamente in istato, e disfare parte guelfa. Non era cosa che i Fiorentini tanto temessero quanto il ritorno dei Ghibellini e de' Bianchi, i quali, dianzi provatisi più volte a rimpatriare con le armi in pugno, ramingavano qua e colà fremendo vendetta e minacciando scempio. E però i Guelfi di Firenze, per evitare una tanta sciagura, si posero a capo di parte guelfa in tutta Italia, e con astuzia, con pertinacia, con ispendio di pecunia ordirono una trama sì vasta e così complicata che avrebbe troncato i passi a qualunque più savio e potente principe che Enrico non fosse. Li secondava nell' opera Roberto d' Angiò, il quale per la morte del padre tre anni innanzi seguita, ed esclusone lo erede legittimo, sedeva sul trono di Puglia. Ad incitamento di cotesto sleale e vigliacco principe, Filippo il Bello cominciò ad osteggiare più apertamente lo imperatore, tormentando con ogni molestia lo abietto papa Clemente a volgerglisi contro.
      Enrico intanto da Genova andò per mare a Pisa, e dopo due mesi, provvedutosi di pecunia, e ingrossato il suo esercito, si avviò a Roma. Quivi trovò Giovanni fratello di Roberto d'Angiò, recatovisi con un esercito sotto pretesto di fare onoranza allo imperatore, il quale di ciò era già stato nuovamente assicurato dallo stesso re di Puglia. E però Enrico rimase pieno di maraviglia e di sdegno allorché, appressandosi a Roma, lo Angioino gli annunziò avere ordini di impedire in ogni modo la sua incoronazione. Enrico non riuscendo a cacciare i suoi nemici dal Vaticano e dalla città Leonina, nel giugno del 1312 si fece incoronare in San Gio-


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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