Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
• 1 7tiSTORIA DEI COMUNI ITALIANI.
mento, imperciocché Filippo il Bello, instigato dal cugino, e vedendo arrivato il tempo di umiliare papa Clemente, gli mandò gli stessi sgherri che avevano manomesso Bonifacio Vili, e gì' ingiunse perentoriamente di scomunicare colui che dianzi era stato da lui benedetto e incitato alla impresa d'Italia. Lo abietto pontefice non ardì lanciare i suoi fulmini contro Enrico, ma con più schifoso ripiego minacciò l'anatema contro chiunque con mano armata invadesse il regno di Napoli.
Enrico contro Roberto d'Angiò non minacciava invano. Apparecchiandosi a entrare ne' suoi stati e punirlo del nero tradimento, mentre da oltremonti faceva venire in Italia numerose coorti di guerrieri, riordinava militarmente i Ghibellini accorrenti al suo vessillo, stringeva una lega con Federigo re di Sicilia, e faceva allestire una flotta ai Pisani e ai Genovesi. I Fiorentini non s'illudevano a tanto bellicoso apparato ; non parendo loro savio consiglio riposare sopra la fede de' piccoli Comuni guelfi, che alla minaccia d'un pericolo
0 rimanevano inerti o erano costretti a mutar parte, invocarono lo ajuto del re Roberto, e collegatisi più strettamente con le città di Siena, Lucca, Bologna e Perugia, gli spedirono ambasciatori. Il re di Napoli pria rispose con magnifiche parole le quali in fine riuscivano a questo : accettare la lega e le profferte dei fedeli Guelfi, conoscere la necessità di spedire milizie in Toscana, ma non consentirlo i travagli del suo regno, minacciato dal Tedesco e già invaso dallo Aragonese di Sicilia. In un secondo colloquio alle reiterate e ferventi preghiere degli ambasciatori rispose che manderebbe gli ajuti necessarii, purché i chiedenti gli anticipassero il soldo. E poiché gli altri tre Comuni indugiavano o non volevano pagare,
1 Fiorentini, non ostanti le devastazioni sofferte dall'oste imperiale, con grande sforzo pagarono la loro parte, e il buon Roberto si tenne le paghe e non mandò i soldati. I Fiorentini si videro ingannati ; ma il tempo stringeva, e altra speranza non avevano : quindi con poco savio divisamente, perchè il re di Napoli si tenesse obbligato a difendere il Comune come cosa sua, gliene diedero la signoria.
Come Enrico, avendo raccolto e bene ordinato lo esercito, si sentì forte tanto da compire qualsivoglia intrapresa, si
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