Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      I 5i ST011IA DEI COMUNI ITALIANI.
      tuose benedizioni dei posteri, che ripensando ai fatti della sua vita non hanno voci di contumelia bastevoli a vituperarlo.
      Giovanni XXII, comecché si mostrasse obbedientissimo servo dei re di Napoli al quale andava debitore della tiara, tendeva secretamente e principalissimamente a far grande il cardinale Bertrando Del l'oggetto, suo nipote, o come tutti dicevano, suo figlio. Papa Giovanni era di vilissimo sangue, ma dotto, e più che dotto, amatore delle dispute scolastiche, tanto da perseguire inesorabilmente i suoi oppositori, e, martoriare o ardere vivi quanti gliene cadessero fra lo mani. Era simulatore, astuto, impudente, ed avidissimo d'accumulare pecunia. E'fu detto che alla sua morte si trovassero nel suo tesoro diciotto milioni di fiorini di pecunia annoverata, come allora dicevasi, e parecchi altri milioni in verghe d'oro e d'argento e in arredi preziosi. Affermano gli stessi storici ecclesiastici più devoti alla corte romana ch'egli disonorò con tali vergogne la Chiesa di Dio, che vorrebbero dagli annali ecclesiastici cancellate le pagine che ne contengono la storia. Con lo intendimento adunque di promuovere la grandezza del Cardinale Del l'oggetto, colse la occasione delle guerre tra'due imperatori eletti — nessuno dei quali egli volle riconoscere — e lo spedi in Lombardia col titolo di suo Legato e con facoltà di esercitare tutti i diritti dello impero che il papa sosteneva essere, durante lo interregno, devoluti alla Santa Sede.
      III. Predominante in Genova la parte guelfa capitanata dai Fieschi e dai Grimaldi, il popolo per difendersi dai fuorusciti che, guidati dai Doria e dagli Spinola, non cessavano di minacciare, détte la signoria dello Stato al papa e a Roberto, il quale lasciando che l'altro fosse partecipe di solo titolo, esercitavala illimitatamente. Gli esuli, grandemente afforzatisi, assediarono Genova per mare e per terra. A tale assedio, che durò parecchi anni, concorsero quasi tutti i principi, e tutti i comuni della penisola, e in ispecie i Visconti, i quali tra lo sfacelo toccato alla parte ghibellina avevano saputo mantenersi nella riacquistata tirannide ponendo gli emuli Torriani in condizione da non risorgere mai più. I Visconti opponendosi alla fazione guelfa intendevano precipuamente far guerra a Roberto d'Angiò, il quale oltre alle innumerevoli trame che non


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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