Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SETTIMO.
      rifiniva mai di ordire in Lombardia per farli rovinare, si era studiato di scindere dalla Lega ghibellina Cane Grande della Scala, signore di Verona, rinomatissimo capitano ed esimia speranza degli imperiali. Ma Matteo Visconti, scoperto il trattato , vincendo di astuzia e di senno lo abietto re, nell' anno 1318 convocò una dieta a Soncinoe fece eleggere Cane della Scala supremo capitano di parte ghibellina.
      Mentre in tal guisa le cose prosperavano pei Visconti, il pontefice e Roberto per accendere la guerra in Lombardia e percuotere fino in casa propria quei possenti capi e guerrieri, fecero passare in Italia Filippo figliuolo di Carlo di Valois con gran numero di cavalieri, e il cardinale Del Poggetto con infinito tesoro di grazie e di anatemi. Se non che il Francese, o che non si fidasse di affrontare le poderosissime armi di Galeazzo Visconti figlio di Matteo, il quale gli era corso incontro, o che fosse corrotto, come ne andò attorno la voce, dall'oro che copiosamente gli offri il Visconti, lasciò il papa e il re nel ginepraio, e senza avere snudato il ferro ripassò i monti. 11 cardinale Legato rimase in Italia,
      Avendo spedito ai Milanesi il suo cappellano, intimò loro di eleggere Roberto a signore del Comune, e comandò a Matteo Visconti deponesse la suprema autorità. Le insolenti parole del prete accesero di subito sdegno i Milanesi, i quali, levatisi a tumulto, lo cacciarono sì che gli fu gran ventura campare la vita. Il cardinale lanciò allora contro Matteo 1' anatema infliggendogli tutte le pene che ordinariamente portava seco la scomunica. E Giovanni XXII confermando il glorioso fatto del figliuolo, riscomunicò il profano ed empio Visconti — con tali nomi lo designava — e i figli suoi facendo a un'ora agli inquisitori comandamento di processarli, e sottopose tutta Milano allo interdetto. GÌ' inquisitori alzarono il loro nero tribunale in una chiesa presso Alessandria, e intimarono a Matteo di presentarsi. Ci andò invece Marco suo figlio con numerosa coorte d'armati; e ai ministri persecutori della eretica pravità fu forza fuggire in altro luogo, dove proferirono una di quelle sentenze che oggimai ci sarebbero argomento di sollazzo se non ci sentissimo fremere pensando quale sinistro e portentoso effetto producessero siffatte immani condirne nella


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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