Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LlilRO SETTIMO.
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      bardia, perduto d'occhio lo scopo nazionale, era degenarato in bramosia di tirannide, aveva eletto a suo capitano Uguccione della Faggiuola. Era uomo di bella reputazione, la quale non solo confermarono ma accrebbero le imprese fatteappena entrato in ufficio. Ma i prosperi successi, di cui agevolmente rimane illusa la plebe, non potevano ingannare i savi e veggenti cittadini. Per la qual cosa i magistrati del Comune non che i Consoli delle arti e del mare, temendo della potenza di Roberto, che allora era grande e pareva avesse a doventare somma, pensarono di fare con lui un trattato di pace, offerendoglisi pronti ad aiutarlo con alcune navi nella guerra ch'egli si apparecchiava a portare in Sicilia contro il cognato Federigo d'Aragona. Accettatala proposta dal re, fu fatta la pace anche coi Fiorentini e coi Lucchesi, e vennero richiamati alla patria gli esuli guelfi.
      V. Uguccione, il quale, avendo effetto il trattato, vedeva inevitabile la sua caduta, non valendo a frastornarlo, chiamò il popolo alle armi gridando che i Guelfi tradivano la patria. Vinta ogni resistenza, ei fece prendere Bonduccio Buonconti e il figliuolo e pubblicamente decapitare. Baunato poscia il Consiglio, propose e vinse il partito che nessuno de' cittadini potesse essere eletto ai pubblici ufficii se non sapesse provare come egli e i suoi antichi fossero Ghibellini. Ciò fatto, a nuli' altro pensava che a far nascere la occasione di riprincipiare la guerra. E la occasione era già nata in Lucca. Quivi i Guelfi dopo un lungo predominio erano stati costretti ad assentire che fossero richiamati i Ghibellini e i Bianchi i quali penuriavano fra le amarezze dello esilio; e questo fu uno de'patti stanziati nella pace fatta con Pisa. Fra i ritornati dal bando era un giovane Castracelo degli Intelminelli, detto Castracane. Toccava appena il ventesimo anno allorché, orfano e stremo d'ogni fa-cultà, accattando un po'di pecunia da certi suoi consorti, passò le Alpi, e cercando da per tutto un ricovero si ridusse in Inghilterra per esercitarvi la mercatura. Donde fuggito per un omicidio commesso nel calore del giuoco riparò in Fiandra, si dette al mestiere delle armi ed acquistò fama di prode. Rimesso poi in patria, dopo dieci anni di esilio, volle giovarsi della potenza d'Uguccione per togliere lo Stato ai Guelfi.
      Storia dei Comuni italiani. — 1. li


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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