Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      163 STORIA DIJI COMUNI ITALIANI.
      Lucca, ma in lui solo pose ogni fiducia siche ne seguiva docilmente i consigli.
      Nulladimeno per la pace dianzi conclusa Castruccio non poteva onestamente rompere la guerra. Ora avvenne che per la discesa di Filippo di Valois in Lombardia i comuni guelfi gli mandassero mille cavalli. Ciò fu dai Ghibellini considerato come violazione della pace ; per la qual cosa il tiranno di Lucca con le proprie milizie e con alcune schiere di Pisani invase inaspettatamente il territorio fiorentino e vi espugnò tre castelli, mettendo a ruba tutta Valdarno di sotto. Accorsero i Fiorentini e costrinsero l'inimico a sgomberare, finché, sopraggiunto il verno, i due eserciti ritornarono alle proprie case, non per cessare di molestarsi scambievolmente, ma per fare più formidabili apparecchi di guerra.
      1 Fiorentini, difatti, per istringere Castruccio da fronte e da tergo collegatisi col marchese Spinetta Malaspina—al quale dal Lucchese erano stati tolti i feudi inLunigiana, — gli spedirono uomini d'arme per incominciare le ostilità, mentre un esercito fiorentino invadeva Valdinievole. Castruccio intanto non se ne stava alle sole sue forze. Le città ghibelline della media e dell'alta Italia mandarongli numerosi aiuti, così che la guerra difensiva ei mutò in aggressiva; e prima, cacciata 1' oste fiorentina dai luoghi occupati, corse celeremente in Lu-nigiana e riconquistò le terre del marchese Malaspina.
      Castruccio, dopo avere sperimentata propizia la fortuna in questa prima impresa, rivolse tutto 1' animo a ingrandire lo Stato, o per parlare più propriamente, ad allargare ed afforzare la sua signoria. Pisa, impotente a guerreggiare fuori, era sconvolta in casa; la fazione patrizia e la plebea erano venute più volte alle mani, finché, seguita una sanguinosa rissa, il popolo rimase trionfante e dannò al bando parecchi capi di grandi famiglie. Ma arrivata in Pisa la nuova che Castruccio appressavasi per sorprenderla, le fazioni subitamente riconciliaronsi, e gli fecero trovare chiuse le porte; per lo che gli convenne di tornarsene, non deponendo il pensiero di conquistarla, ma differendolo a miglior tempo. Allora condusse lo esercito a Pistoja, città la quale più che Pisa gli era necessaria per domare i Fiorentini e farsi signore di tutta Toscana.


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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