Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBRO SETTIMO.
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      aveva bene consolidata l'autorità sua in Germania. Nel febbraio del 1327 aveva raunata a Trento un'assemblea di Ghibellini, alla quale erano corsi in persona i tiranni Lombardi, mentre Castruccio, Federigo di Sicilia e i Pisani vi avevano spedito i loro ambasciatori. Essendo stremo di pecunia per la lunga guerra da lui sostenuta, gli promisero centocinquantamila fiorini. Così, stanziati i patti, egli tolse ogni indugio e scese in Lombardia ardendo d'ira e di vendetta contro Giovanni XXII. Questi aveva già perduta ogni riputazione fra gli stessi suoi partigiani. Delle cnormezze di cui lo accusavano nessuno osava difenderlo. Un gran numero di prelati e tutto lo immenso ordine dei frati minori per certe ridicole dispute ecclesiastiche che il papa accompagnò di crudeli supplicii, gli erano implacabilmente avversi. Lo imperatore, istigato da questa numerosissima fazione clericale, aveva in pensiero di privarlo delle somme chiavi e porle nelle mani di un uomo più giusto, il che importava più ligio alla potestà imperiale. I signori d'Italia gli andarono incontro con le loro milizie ad ingrossargli la piccola schiera di cavalli da cui egli era accompagnato. Giunto in Milano nel maggio dello stesso anno ricevè la corona ferrea nella basilica Ambrosiana dalle mani di due vescovi scomunicati. Ma commise un atto imprudente clic fu manifesto esempio della sua futura condotta in Italia, e spense quasi le liete speranze che nutrivano in petto coloro che lo avevano invitato a calare. Galeazzo Visconti, oramai stanco delle continue vessazioni dei Guelfi, per vivere più tranquillo e perpetuare nella propria famiglia la signoria di Milano e di tutte le città lombarde eh' egli ambiva di far sue, teneva secreto trattato col pontefice, mostrandosi pronto a disertare il vessillo imperiale per seguire i voleri e promuovere la potenza della corte di Roma. Era divenuto esoso agli stessi suoi congiunti. Marco suo fratello era stanco di patirne la tirannia e l'odiava. Lo abborrivano in cuor loro Cane della Scala, Passerino Buonaccorsi signore di Mantova e di Modena, Fran-ceschino Rusca signore di Como, ed altri i quali avevano instantementc pregato lo imperatore a spodestarlo. Lodovico pochissimi giorni dopo la solennità della incoronazione in una pubblica ragunanza, rinfacciandogli di non avere pagata la


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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