Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
• 1 7tiSTORIA DEI COMUNI ITALIANI.
debita contribuzione, lo fece prendere insieme con suo figlio e due suoi fratelli, e lo rinchiuse nell'orrido carcere di Monza, dianzi fatto edificare dallo stesso Galeazzo. Questo atto, che bastava per se solo a porre il sospetto nell' animo degli altri tirannucci, fu seguito da un altro che gli rese cauti e guardinghi e gli fece quasi pentire di avere invitato il Bavaro allo italico paese. Tolta la signoria al Visconti, Lodovico vi istituì uno strano governo popolare, rappresentato da un consiglio di ventiquattro uomini preseduto da un governatore cesareo. Popoli e tiranni ne mormorarono; il caso dello aborrito Visconti era pubblicamente compianto sì che l'imperatore, convocata a bella posta una dieta, per giustificarsi accusò Galeazzo come reo di scerete pratiche con la corte pontificia; e le prove addotte erano talmente manifeste che i fautori stessi del prigione non che scolparlo, non ardirono difenderlo.
XIII. Neil'avvicinarsi alla Toscana Castruccio gli corse incontro con ricchissimi doni. Egli era stato dei più caldi e insistenti fra coloro che lo avevano invitato. La bella stagione della gloria e prosperità sue volgeva al tramonto. Mentre il duca di Calabria lo molestava e minacciava di assaltarlo con tutte le forze de'Guelfi della Italia centrale, in Lucca stessa crescevano i mali umori. Castruccio, vedendo di non potere essere amato, divisò di rendersi temuto. Ad ogni più lieve pretesto imprigionava i più prestanti uomini e gli puniva con crudelissimi supplizii per farne orrido spettacolo all' atterrita moltitudine. Un giorno pose le mani addosso a venti cittadini, ch'egli diceva rei di congiurare col duca di Calabria, e gli fece seppellire vivi col capo fitto in giù. Bisognoso adunque del sostegno del capo dello impero, disse e fece tanto per ingraziarglisi che pareva — per giovarmi della leggiadra immagine del poeta — tenesse le chiavi del cuore di Cesare e le volgesse e rivolgesse a suo senno.
Lasciata Lucca a sinistra, il Bavaro da Pontremoli prese il cammino di Pisa. I Pisani, sfiacchiti dalla guerra che da parecchi anni sostenevano in Sardegna e che costò loro la perdita di quella isola, e memori dei danni loro toccati per avere caldamente favorito Enrico VII, volevano procedere cauti e non riputavano prudente consiglio offrire pretesto di
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