Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      • 1 7tiSTORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      lia, accoglieva Guelfi e Ghibellini ; e' sembrava che la fortuna, così crudele verso il padre suo Enrico VII, lo volesse oggimai mirabilmente favorire e condurre a compiere felicemente il gran pensiero che aveva mosso il genitore a scendere in Italia.
      Ma i Fiorentini, quei previdenti e caldi amatori della libertà, che erano fino allora gloriosamente campati ad infiniti e grandissimi pericoli, non lasciaronsi sedurre da così splendide apparenze. Rimasti soli capi della parte popolare in Italia, reputavansi tenuti ad avversare chiunque meditasse abbassarla. Odiavano la memoria di Enrico, il quale era morto fremendo di sdegno contro loro; e sebbene il figlio suo non avesse mostrato segno di volere compiere la paterna vendetta, nondimeno lo avere egli in pochi mesi acquistata sì grande possanza e l'essersi reso arbitro di tanta parte della penisola, faceva di leggieri prevedere che, appena si sentisse libero d' ogni opposizione, avrebbe ridotto a servitù tutti gl'italici comuni. Ma forse ai Fiorentini non sarebbe venuto fatto di mandare in rovina i disegni del re di Boemia, se costui, come suole sempre avvenire a coloro che studiano di reggersi barcamenando, non avesse destato in petto ai principi di Lombardia gravissimi sospetti. Papa Giovanni, che in sulle prime s' era taciuto a' rivolgimenti che il re di Boemia andava facendo nell' Alta Italia, come lo vide consolidarsi, scrisse ai Fiorentini una lettera in cui disapprovava tutto ciò ch'era stato fatto dallo straniero. La epistola fu letta dinanzi al popolo ragunato; i perplessi in tal guisa furono d'accordo con coloro che apertamente manifestavano la opinione di doversi adesso opporre resistenza pari a quella che avevano fatta ad Enrico. Infrattanto si sparse la voce che Giovanni di Boemia e Bertrando del Poggetto, convenuti a parlamento, si erano divisi con manifesti segni di concordia e d'amicizia. Ciò fu bastevole per fargli perdere la stima e l'amistà dei principi Lombardi. Era ciò noto a'Fiorentini ed a Roberto, onde questi non ebbero che a proporre per concludere una lega con gli altri. E in tal guisa si vide lo strano spettacolo de' Ghibellini collegati coi Guelfi sotto la supremazia di Lodovico il Bavaro, alla quale lega aderirono i ducili d'Austria, il re di.Polonia e varii altri principi della Germania.


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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