Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
• 1 7ti STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
gello degli uomini, non valse a campare da quello del cielo, il quale la visitò con tanta ira da rimanerne perpetua la ricordanza ne' gloriosi annali di quella città. Quindici giorni erano trascorsi dopo che il Boemo s'era partito dalla Italia allorquando cominciò in Toscana a piovere con immenso impeto e copia e di continuo per quattro interi giorni. Strariparono non che i minori fiumi l'Arno stesso che allagò per gran tratto le circostanti campagne, distrusse ville e giardini, ruppe le mura della città, e ne inondò gran parte con infinito guasto di case, di fondachi e di botteghe. E' pareva un altro universale diluvio. Fra tanta calamità e tanto scuoramento Firenze era chiamata a difendere non solo la libertà d'Italia ma la sua stessa indipendenza, imperocché, a cagione dello scompiglio lasciato nella penisola dalla venuta di Giovanni di Boct mia, nascevano nuòve e pericolosissime complicanze. Il Cardinale del Poggetto, che sperava avere a raccogliere il frutto di tante vicissitudini e di sì lunghi raggiri, cominciò a comportarsi da tiranno; nonostante, e'non era anche tempo, nè i popoli erano sì vili ch'egli potesse assumere impunemente i modi e il titolo di principe; egli era temporaneo protettore del popolo a nome della Chiesa, antichissima tutrice — come ella s' andava predicando da sè — della libertà degli italici comuni. II Cardinale, in Bologna, che doveva, come sopra notammo, essere centro della sua potenza, andava edificando una fortezza, e per non destare sospetti nel popolo affermava e faceva dappertutto spargere la voce, che il pontefice, non potendo più patire il suo soggiorno d'Avignone, intendeva liberare la Chiesa dalla schiavitù babilonica, e trasferire la sede del papato non in Roma, sempre sconvolta dalle cruente contese dei superbi nobili, ma in Bologna città ognora fedelissima alla parte guelfa e alla santa sede. Ma appena il nuovo edificio fu in condizione di resistere agli assalti di fuori e difendersi, lo astuto cardinale lo munì d'una schiera di soldati provenzali, nei quali precipuamente confidava. La cittadinanza era partita in due fazioni. Quella che parteggiava a prò del legato era guidata da Taddeo Pepoli, oltre ogni dire ricchissimo uomo, ma ambizioso di farsi tiranno della propria patria. L'altra fazione capitanavano lìrandaligi de' Gozzadini
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