Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
• 1 7ti STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
mente se ne dolse, giurarono di difendere la imperiale dignità , asserendo che essa non dipendeva da nessuna potestà terrena ma da Dio solo; e così l'interdetto, che nelle antecedenti generazioni avrebbe prodotto lacrimevoli conseguenze, rimase privo di effetto sì in Germania che in Italia : ma la Italia aveva bene altre cagioni di lacrimevoli vicissitudini.
I Fiorentini ambivano alla signoria di Lucca, la quale dopo la dominazione di Castruccio, non solamente non poteva più considerarsi come 1' asilo dei Guelfi', ma era divenuta di grave pericolo a tutta Toscana. 11 dominatore di Lucca poteva ambire alla signoria di Pisa, di Pistoia e delle vicine città, ed essere di perpetuo fastidio a Firenze. I Fiorentini adunque irattarono di comperarla da Mastino della Scala, al quale era stata venduta dalla famiglia de'Rossi, che l'avevano comperata da Giovanni di Boemia. Mastino, che era animosissimo e oltre misura ambizioso di estendere le sue vaste possessioni in Lombardia, da Lucca vagheggiava il paese toscano, e pensò di farne il centro delle sue future operazioni. Simulando di assentire alla proposta de'Fiorentini, ch'egli, sotto la fede d'alleato, aveva iniquamente ingiuriati e traditi, chiese tre-centosessantamila fiorini ; ma come gli ambasciatori di Firenze si mostrarono pronti a stipulare il trattato per la sopradetta somma, ei pose da parte ogni simulazione dicendo essere disposto a cedere Lucca purché i Fiorentini gli lasciassero conquistare Bologna. Mastino adunque s'era dichiarato nemico di Firenze, la quale, mentre era intenta a fargli guerra in Valdinievole, trovavasi costretta a resistere alle aggressioni di un altro nemico.
Dominava in Arezzo Pietro Saccone Tarlati che nella signoria della città era succeduto al vescovo suo zio. Era stato bene avventurato nelle sue prime conquiste spogliando varii nobili de' loro castelli e facendosi signore di altre minori città. Ma come fu sollecitato da Mastino a collegarsi con lui contro i Fiorentini, ebbe il coraggio di rompere la pace che, venti anni addietro, quei di Firenze avevano fatta con gli Aretini, e promise di accendere la guerra da un lato mentre dall'altro l'avrebbe vigorosamente seguitata il tiranno di Verona.
Firenze, che nulla poteva sperare dai comuni guelfi, tra-
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