Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
I.tlìltO SETTIMO.
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Giovanni XXII, e vendutagli da Clemente VI successore di Benedetto XII, il quale sedotto anch' esso dalla pecunia dei Visconti, li confermò nel possesso delle città da loro tolte al re di Napoli, e nominolli vicarii pontificii in Lombardia.
XX. Verso questo tempo, Bologna era caduta sotto la tirannia di Taddeo Popoli; e poco appresso in Genova seguiva un rivolgimento che dette novella forma al comune. Ne fu cagione un ammutinamento di marinai condotti da Antonio Doria al soldo del re di Francia, il quale si dichiarò a favore dell'ammiraglio. Alquanti della ciurma, disertando le galere dove era stata ristabilita severissima la disciplina, corsero a Genova, già sconvolta dalle intestine discordie, e vi destarono sinistri umori. Insorsero dapprima varie terre e città del genovesato. Odoardo Doria governatore di Savona fu coi suoi rinchiuso in una fortezza. I Savonesi elessero due capitani del popolo perchè governassero assistiti da un consiglio di venti marinai. Andati poi a Genova, vi accesero la rivoluzione.
Il popolo tumultuando chiese gli fosse reso il diritto di eleggere lo Abate, ch'era un magistrato popolare, a guisa degli antichi tribuni romani, o del Difensore nel Comune fiorentino. Nel settembre del 1339 venti deputati eletti dalla cittadinanza raunaronsi per nominare l'Abate. Fu proposto Simone Boccanegra, uomo di nobile prosapia, ma animoso, accorto, e sempre mostratosi affettuosissimo alla plebe. Gli elettori e il popolo unanimemente lo acclamarono, ma ricusando egli la datagli onorificenza e significando con destre parole che avrebbe accettato di governare la città purché gli venisse dato in mano sotto altra forma e nome il supremo potere, fu creato doge a somiglianza del primo magistrato della Veneta repubblica. Cinque anni governò vigorosamente Simone, e moslrossi sempre fervido e schietto amatore della libertà; represse i sediziosi, pose l'ordine nelle terre e nei castelli delle due riviere, frustrò i continui raggiri delle famiglie spodestate, guerreggiò vittoriosamente coi Tartari a Caffa, coi Turchi nel Mar Nero e coi Mori in Ispagna; e finalmente, sopraffatto dalle continue macchinazioni dei tristi, elesse più presto deporre l'ufficio che opprimere le pubbliche libertà a sirniglianza dei tiranni di Lombardia.
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