Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
• 1 7tiSTORIA DEI COMUNI ITALIANI.
scaramucce nella guerra di Lucca si era reso notevole per coraggio e valore di braccio, i Fiorentini fra le altre insanie andavano ripetendo che se egli fosse stato supremo capitano, la guerra avrebbe avuto prospero fine, e di certo Roberto di Napoli avrebbe finalmente mandato soccorsi d'armi sapendoli a lui affidati. Come, venticinque giorni dopo la ritirata dello esercito da Lucca, ebbe termine la condotta di Malatesta da Rimini, i Fiorentini diedero al Duca di Atene il comando delle armi del Comune. Un mese dopo doveva rinnovarsi l'ufficio della guerra, il quale pel tristo esito di quella aveva perduta ogni reputazione. Si valsero di tale occasione i fautori del Duca d'Atene per fargli conferire con altro più decoroso nome maggiore autorità; ed egli e i suoi ebbero tanta destrezza da giovarsi delle trame ed implicarvi coloro medesimi che cercavano inalzarlo. I nobili speravano per mezzo di lui rompere i ceppi fra' quali da tanti anni gli teneva ristretti e nulli nell'amministrazione della cosa pubblica il reggimento democratico ormai bene raffermo. I popolani grassi, che, pure chiamandosi popolo, ambivano a fondare una specie di oligarchia che amministrasse sola il governo, nel Duca d'Atene vedevano l'uomo che poteva essere loro sommamente utile inducendolo ad atti crudeli, dei quali essi soli raccoglierebbero il frutto, lasciandone a lui tutto il biasimo e il danno. Gli artigiani minori e la plebe portando odio mortale ai grassi, de'quali non potevano patire l'alterigia e la rapacità, naturalmente consentivano coi nobili — commiserati perchè oppressi — e sempre aventi sulle labbra la parola libertà da essi male intesa e peggio apprezzata, ardevano confidarla a Gualtieri d'Atene quasi tutore che con equità l'amministrasse largendola copiosamente al minuto popolo. La fortuna in tal modo favoriva il Duca e coloro che meditavano farlo tiranno.
Nel farsi adunque la elezione degli ufficiali della guerra alcuni grandi proposero si desse a Gualtieri l'assoluta signoria di Firenze. II gonfaloniere, convocato il consiglio, espose il pericolo in cui trovavasi lo Stato, dimostrò il danno e la ignominia di ciò che si voleva, e con risposta non aspra ma degna di cittadino nato libero che brami morire in libera città, rimandò i proponenti al Duca che pieno di fiducia li aveva
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