Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBItO SETTIMO.
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      mandati. Gualtieri rispose aborrire al pari di qual si fosso buon Fiorentino dal pensiero di ridurre in servitù lo Stato, ma per fare quel bene che il popolo gli chiedeva, per curare le vecchie infermità di Firenze, volere per poco tempo libere le mani. Infrattanto nella piazza di Santa Croce i suoi cagnotti chiamavano il popolo a parlamento; i ciurmadori arringando lo inebbriavano. La Signoria temendo che la infamia lo spingesse ad acclamare principe il Duca d' Atene, lo pregò d'impedire ogni scandalo. Egli assenti promettendo di ricusare ove il popolo gli offerisse la signoria a vita, ma volle che gli venisse prorogato l'ufficio di capitano per un altro anno.
      Il dì susseguente, ch'era l'ottavo del mese di settembre, fra il popolo ragunato nella piazza della Signoria comparve il Duca scortato dalle numerose sue guardie e da tutti i nobili armati. Ma appena dalla ringhiera uno de'priori propose la proroga per un anno dell'autorità affidata a Gualtieri, molti della marmaglia dando sulla voce all'oratore, chiesero che il Duca si eleggesse signore a vita, e schiamazzando lo portarono sulle loro braccia dentro il palazzo, ne cacciarono i magistrati, posero in mano dei nobili il volume degli Ordinamenti della Giustizia che venne da loro stracciato, lacerarono il gonfalone del comune e l'arsero, e alle insegne di Firenze sostituirono l'arme del Duca d'Atene; il quale pochi giorni appresso, spergiuro ai patti scritti in forma legale e da lui solennemente giurati, fece ratificare dagli atterriti consigli quell'atto di popolare insania.
      Suo primo pensiero fu quello di chiamare al suo soldo tutti i Francesi e i Borgognoni che militavano randagi in Italia, e di far venire da Francia molti suoi cagnotti che prepose agli ufficii. Nel medesimo tempo, fattosi dichiarare signore dagli Aretini, Volterrani, Sangimignanesi, Pistoiesi, e da quei di Colle, si collegò coi tiranni di Lombardia e di Romagna, a fine di prestarsi vicendevole aiuto. Lucca egli cede per quindici anni ai Pisani i quali si obbligavano di pagargli un annuo tributo di ottomila fiorini. Cotesto accordo destò gravissimi malumori fra tutti coloro negli animi de'quali rimaneva ancora il sentimento della dignità cittadina. La plebe all'incontro egli accarezzava, ma non contentava aven-


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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