Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

Pagina (186/507)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      LIBItO SETTIMO.
      185
      case c vi si chiusero. E fu una tremenda notte ; un andare e venire, un susurrare, un temere di rivelarsi; ma a quelle parole rotte, a quei bisbigli, a quel muto agitarsi i cittadini si accorsero che un solo volere, un solo desiderio, un solo pensiero animava tutta la popolazione. La dimane in varii luoghi della città stanziavano minacciosi drappelli di cavalleria per dare addosso al popolo ove facesse cenno di muoversi. Già le milizie del Pepoli avevano valicati gli Appennini e calavano giù precipitose verso Firenze; un'ora d'indugio poteva riuscire fatale; allorquando in Mercato Vecchio e a Porta San Piero fu udito fra la minuta plebe il grido : Popolo 1 Popolo ! Libertà ! La città tuttaquanta scoppiò come una mina sulla quale per caso caschi una favilla. 1 Borgognoni e le altre genti del Duca furono vinti, fatti prigionieri o spietatamente ammazzati. I cavalieri schierati in piazza furono costretti a chiudersi col loro signore in palazzo, intorno al quale da tutti i lati lo accalcato popolo con ogni specie d'arme in mano stringendosi rendeva immagine degli enormi flutti che mugghiando flagellino uno scoglio per divellerlo dalle ime radici. Dalle alture di quel gigantesco edificio il tiranno contemplava la tempesta popolare e ne rimase spaventato. Pure si provò di giovarsi degl' inganni sperando ne' soccorsi de' suoi collegati di fuori. Sospese la scure che stava per piombare sul collo di Antonio Adimari, e di sua propria mano armatolo cavaliere, lo rimandò al popolo per abbonacciarlo. In (ine disperando d'ogni soccorso, minacciato dalla fame — imperocché il palazzo non era approvvigionato e vi stavano dentro rinchiusi quattrocento Borgognoni — e intercedente il vescovo di Firenze, Gualtieri si arrese a patti: salva la vita; si partisse tosto dal territorio del Comune; passati i confini, ratificasse la rinuncia ad ogni diritto sopra la signoria di Firenze e delle altre città che s'erano a lui date. La notte del dì 6 di agosto, in gran silenzio, egli fu condotto ai confini, e abbandonò senza paga i suoi fidi soldati. Così dopo dieci mesi ebbe fine la tirannia di Gualtieri di Brenna Duca d'Atene, e il popolo fiorentino decretò che il giorno vi-gesimosesto d'agosto in perpetuo fosse solenne ; e non ostante il tralignare de'posteri la ricordanza del gran fatto rimase così impressa nei cuori di tutti che sino al tempo presente in
      16*


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

Pagina (186/507)






Pepoli Appennini Firenze Mercato Vecchio Porta San Piero Popolo Popolo Borgognoni Duca Antonio Adimari Borgognoni Firenze Gualtieri Comune Firenze Gualtieri Brenna Duca Atene