Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIBItO SETTIMO.
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      Una nuova balìa riformò un'altra volta il reggimento, stanziando che i priori fossero otto, due per ogni quartiere e tutti popolani, e venissero assistiti da sedici gonfalonieri delle compagnie e da dodici buoni uomini. Rimisero in vigore ma temperarono gli Ordinamenti della Giustizia, specialmente in ciò che spettava alla malleveria; alla quale adesso si reputavano tenuti non tutti ma i più prossimi congiunti de'colpevoli. E per iscemare forza all'ordine della nobiltà e per rimeritare coloro che erano in voce di buoni cittadini, cancellarono dal libro de'grandi un gran numero di famiglie e le ascrissero all'ordine del popolo.
      In tal guisa ordinate le cose di dentro, i Fiorentini posero mente a provvedere a quelle di fuori, e innanzi tutto ratificarono coi Pisani la pace conclusa dal Duca di Atene. E Pisa volentieri accolse le modificazioni richieste da quei di Firenze, imperciocché dopo la conquista di Lucca, fattasi protettrice di Pistoia e Volterra, quantunque paresse avere riacquistata la perduta grandezza, e sperasse mantenersi predominante fra i Comuni toscani, mercè l'amistà del signore di Milano, tro-vossi in breve tempo impicciata in una guerra con Luchino Visconti. Cotesta guerra sarebbe stata esiziale alla indipendenza di Pisa e più lunga e sanguinosa, se avesse avuto prospero esito la congiura ordita nella stessa città da Giovanni Visconti d'Oleggio, quando i Pisani, fatta la pace coi Fiorentini, licenziavano la cavalleria la quale aveva fatte sì belle prove allo assedio di Lucca.
      XXIII. E' fu allora che piombò un nuovo flagello in Italia peggiore di tutte le sciagure che ad un popolo possa infliggere l'ira divina o la umana, i guasti cioè e le immani devastazioni delle compagnie di ventura. I soldati che militavano al soldo de'Pisani, come ebbero commiato, furono esortati da un ventu-riere alemanno, detto il Duca Guarnieri, a rimanere uniti e guerreggiare in Italia a conto proprio. Quei facinorosi assentirono con gran gioja al disegno; e che specie di belve feroci si fossero poteva di leggieri indovinarsi nella epigrafe che portava al petto il loro scellerato capo, ed era questa: Nemico di Dio, della pietà e della misericordia. Uscito da Pisa con una schiera di duemila cavalli, la quale, cammino facendo, andava


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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