Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      '190
      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      mati che avevano conquistato e incivilito il mondo, biasimava con franche e calde parole le abbiette scelleratezze della nobiltà, diceva le cose ormai non potere più durare in quel modo, essere mestieri rialzare Roma dalle sue sacre rovine. E per maggiormente commuovere la plebe faceva affiggere in Campidoglio pitture simboliche; cominciava dichiarandone il significato, e finiva arringando con tribunizia eloquenza il popolo e rianimandolo a rifare il buono e felice stato degli antichi tempi; impresa grandissima, ma assai facile se il popolo dicesse e volesse davvero. Un di, convocata sul monte Aventino una secreta raunanza, dopo avere dimostrato il popolo essere il vero e solo sovrano di Roma, dal popolo il papa e lo imperatore derivare la potestà suprema eh' essi esercitavano come delegati di quello, e intanto se ne stavano fuori d'Italia, aperto il volume degli Evangelii, fece giurare tutti gli astanti a secondarlo con tutte le loro forze per rialzare la libertà di Roma e la signoria del mondo. Poco dopo, condottosi solennemente in Campidoglio, riformò lo stato ; e il popolo, assentendo alle proposte leggi, conferì all'eloquente demagogo l'autorità di mandarle ad esecuzione.
      I nobili, che dapprima avevano riso di cotesti strani avvenimenti, non indugiarono a scuotersi; e come i Colonnesi accorsero a Roma con gran seguito di gentiluomini e di vassalli, Cola il dì dopo a Stefano Colonna capo di quella famiglia fece comandamento di uscire dalla città ; ma essendogli riferito che quel fiero barone aveva sdegnosamente lacerato il foglio, fece suonare a stormo le campane, e il popolo immantinente fu tutto in armi. Stefano impaurito si salvò fuggendo a Palestrina; gli altri nobili obbedirono; e appena i luoghi fortificati furono nelle mani della milizia popolana, Cola fece prendere e giustiziare tutti i banditi che fino allora non temevano di passeggiare per le vie di Roma. Il buono stato pareva rifatto; e il popolo, grato al suo liberatore, Io creò tribuno.
      XXV. Cola, rivestito della nuova autorità sovrana,, parve simile a coloro che essendo saliti repentinamente a straordinaria altezza, si sentono colpiti dalla vertigine; e trascorrendo da errore in errore in pochi mesi rovinò miseramente.


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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