Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      LIUIIO SETTIMO.
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      Nulladimeno gli venne fatto indurre i nobili delle campagne romane a recarsi in Campidoglio per giurar fede al buono stato e al tribuno. Così rafferma la sua autorità in Roma, spedì ambasciatori in tutta Europa per fare da' principi e dai popoli liberi riconoscere il nuovo ordinamento da lui creato. Il papa tentennò dapprima, poi approvò; approvarono altri principi ; ma in ispecic fecero gran plauso a Cola i pocbi liberi Comuni che ancora sopravvivevano alla cadente libertà in Italia; i Fiorentini, i Sanesi, i Perugini mandarongli sussidii d'armi. I suoi nunzii invitavano tutti i potentati a spedire a Roma i loro rappresentanti per tenervi una generale assemblea a fine di rimettere in tutta Europa il buono stato. E qui cominciano i traviamenti dell'inclito tribuno. Col nome degli antichi romani protettori del popolo sempre sulle labbra, egli teneva un contegno stranamente principesco, e una pompa fino allora non usata da alcun principe della cristianità. Gli antichi cronisti descrivono le sue processioni, ripetono i superbi titoli eh' egli assumeva scrivendo a tutti i potentati d' Europa, i quali invece d'irriderlo, l'onoravano e ne sollecitavano l'amistà mandandogli solenni ambascerie. Ai legati di Lodovico il Bavaro, che lo pregava di liberarlo dagli anatemi scagliatigli contro dalla Chiesa, rispose che avrebbe giudicato secondo giustizia tutti i popoli della terra. E difatti allorché poi si fece armare cavaliere con inusitata solennità, ad alta voce citò papa Clemente a venire in Roma con tutta la corte pontificia, e Lodovico il Bavaro e Carlo di Boemia, che si contrastavano lo impero, e tutti gli elettori imperiali ad appresentarsi al tribunale di lui per udirne la sentenza. Poi snudando il ferro e fendendo l'aria verso le tre parti del mondo, esclamò a lui appartenere tutte.
      I nobili, che primamente avevano fatto sembiante di sottomettersi, congiuravano dappoi per disimpacciarsi da cotesta strana e indegna mascherata. Cola di Rienzo si accòrse de'loro umori, e chiamato il popolo a parlamento nel Campidoglio, li accusò di congiura contro il popolo e contro lui che lo rappresentava , e propose di spegnerli tutti. E siccome dianzi aveva fatto prendere e imprigionare tutti quelli che si trovavano nella sala dove egli solennemente pranzava, mandò


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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