Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici

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      STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
      significata, non contrastare alla suprema potestà dello imperatore sopra gl'italici comuni, e ricusargli il diritto di farne il più tenue esercizio. Il popolo rifiutava di assentire alla convenzione stanziata dagli ambasciatori della Signoria, ma i savii cittadini vedendo che tutto il male riducevasi a pagare una somma di pecunia, consigliarono prudenza; e il trattalo tra i Fiorentini e Carlo di Boemia il dì "23 marzo fu sancito nel generale parlamento del popolo, che al suono della campana vi accorse ma in piccolo numero e con mesto sembiante.
      XXVIII. In modo diverso operava Siena. I suoi ambasciatori appresentatisi al cospetto del Boemo insieme con quei di Firenze, coi quali avevano fermato di favellare i medesimi sensi, poiché ebbero parlato i Fiorentini, gli offrirono la signoria del comune sanese. Atto sleale e insano era cotesto, ma Siena in quei tempi era oppressa da una oligarchia, che sotto il nome di Monte dei Nove, imitando il reggimento popolano e le forme di quello di Firenze, aveva saputo raffermarsi recando alle sue mani gli ufficii, gli onori e i tesori dello Stato. Tutti gli ordini del popolo non che i grandi fremevano; e sebbene gli sforzi fino allora fatti a scuotere quel giogo fossero riusciti inefficaci, nondimeno per la venuta del re dei Romani i Nove grandemente temevano. Per la qual cosa, ingannando 1 Fiorentini, come per lo innanzi avevano ingannato chiunque si fosse loro collegato, sperarono di farsi sostenere e raffermare nella loro oligarchia dalla autorità del capo dello impero. Ma appena egli fu giunto a Siena, il popolo che uscì numerosissimo ad incontrarlo e i nobili che al popolo erano frammisti, cominciarono a gridare: Viva lo imperatore! muoia l'ordine dei Nove 1 — Il tumulto ingrossava ; il terzo giorno la intera cittadinanza assediò i Nove nel pubblico palazzo, e vi condusse l'imperatore, al quale la Signoria non osò resistere. Carlo avendola costretta a rinunciare l'ufficio, fatto ardere la convenzione formata con gli ambasciatori di quella, si dichiarò manifestamente a favore del popolo; il quale invase le prigioni, sforzò le porte dello archivio dove erano le liste dei Nove e le trascinò nel fango, e scorrendo trionfalmente la città assaltò le case dell'ordine predominante, saccheggiando, ardendo e uccidendo come quasi sempre suole finire ogni tu-


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Storia dei comuni italiani
Volume Secondo
di Paolo Emiliani-Giudici
Felice Le Monnier Firenze
1866 pagine 506

   

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