Storia dei comuni italiani di Paolo Emiliani-Giudici
'199
STORIA DEI COMUNI ITALIANI.
XXIX. La guerra in questo tempo cominciò a complicarsi maggiormente nella Italia superiore; e perchè gli altri tiranni non potevano far fronte alla potenza dei Visconti, le ostilità erano continue ma procedevano lente fino a che Giovanni Paleologo marchese di Monferrato, da amico divenuto nemico ai signori di Milano, si pose a capo della lega e cominciò a sturbarli gravemente. Pretesto ai dissapori fu una offesa fatta dai Visconti nello stesso loro palazzo ad alcuni ufficiali del Marchese; ma la vera cagione nasceva da gelosia, da gara di preminenza, imperocché i signori di Milano che chiamavansi vicarii imperiali e nelle occorrenze pretendevano di esercitare una autorità che più non andava annessa a quel vano titolo, mal tolleravano che il marchese di Monferrato avendo accompagnato Carlo IV a Roma era stato in rimunerazione creato vicario imperiale anche egli e riconosciuto signore di Torino, Alessandria, Ivrea, Susa e di cento e più castelli.
Era appena rotta la guerra allorché le città piemontesi soggette a Galeazzo Visconti ribellaronsi, imperocché la costui tirannia era insopportabile in paragone del temperato modo con che il Paleologo reggeva i popoli da lui signoreggiati. I Visconti forse non osando in sulle prime affrontare tanta tempesta di guerra che muoveva dal Piemonte, volsero le armi contro Pavia soggetta alla famiglia di Beccaria da lunghi anni quasi vassalla dei signori di Milano e adesso collegata col marchese di Monferrato. Nel maggio del 1356 la cinsero d'assedio allogandovi intorno tre bastite o torri di legno con un grosso presidio. Pavia dicerto non avrebbe potuto resistere lungo tempo ad un'oste sì poderosa, se il sacro fuoco della libertà destatovi dalla potente voce di un umile fraticello non avesse repentinamente acceso gli animi dei cittadini.
Jacopo dei Bussolari da giovanetto aveva vestito l'abito de' frati di Santo Agostino. Benché fosse uomo d'ardentissima indole, era d'austeri costumi, e godeva grande reputazione di dottrina e facondia. Nella quaresima di quell'anno predicando ai fedeli la parola di Cristo, aveva liberamente biasimata la corruzione in che vivevano i grandi della città. Fra tutti i nobili corrottissimi erano i giovani Beccaria, i quali, mentre le eloquenti parole del frate avevano persuaso i cit-
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